La festa del lavoro che non c’è. In scena il solito rituale della sfilata per Camusso & Co.

Il rischio, più che concreto, è che una festa sulla carta molto importante si trasformi in un inutile rituale. Con la solita passerella sfruttata da leader sindacali in cerca di qualche gloria in un momento in cui il loro consenso è a dir poco calante. Il tutto, peraltro, in un contesto in cui la disoccupazione nel paese è ancora sopra il 12%, una soglia che equivale a circa 3 milioni di persone. Di sicuro le sigle sindacali quest’anno hanno cercato di dare un segnale scegliendo come sede per la celebrazione della Festa del lavoro Pozzallo, in provincia di Ragusa, località spesso meta di sbarchi di immigrati. Sin troppo chiara, quindi, l’intenzione di sensibilizzare tutti su un tema più che mai drammatico e attuale. In Sicilia si sono dati appuntamento, naturalmente, il leader di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Anna Maria Furlan e Carmelo Barbagallo.

LE CELEBRAZIONI
Nessuno nega l’impostanza storica dell’evento, semmai quella che per certi aspetti sembra una “degenerazione”. L’origine della Festa del lavoro risale a una manifestazione organizzata a New York il 5 settembre 1882 dai Knights of Labor, un’associazione fondata nel 1869. Due anni dopo, nel 1884, in un’analoga manifestazione i Knights of Labor approvarono una risoluzione affinché l’evento avesse una cadenza annuale. Altre organizzazioni sindacali affiliate all’Internazionale dei lavoratori – vicine ai movimenti socialisti ed anarchici – suggerirono come data della festività il primo maggio. Ma a far cadere definitivamente la scelta su questa data furono i gravi incidenti accaduti nei primi giorni di maggio del 1886 a Chicago (USA) e conosciuti come rivolta di Haymarket. Il 3 maggio i lavoratori in sciopero di Chicago si ritrovarono all’ingresso della fabbrica di macchine agricole McCormick. La polizia, chiamata a reprimere l’assembramento, sparò sui manifestanti uccidendone due e ferendone diversi altri. Per protestare contro la brutalità delle forze dell’ordine gli anarchici locali organizzarono una manifestazione da tenersi nell’Haymarket square, la piazza che normalmente ospitava il mercato delle macchine agricole. Questi fatti ebbero il loro culmine il 4 maggio quando la polizia sparò nuovamente sui manifestanti provocando numerose vittime, anche tra i suoi.

GLI SVILUPPI
Come si vede eventi drammatici. Oggi il mondo è cambiato, ma l’emergenza lavoro, seppur per ragioni diverse, rimane tutta sul piatto. Basti solo riflettere su quello che è accaduto nei sette anni di crisi, dal 2007 al 2014. In questo lasso di tempo è stato sbranato il potere d’acquisto di molti lavoratori e razziato un impiego ai tanti che, tutto a un tratto, si sono ritrovati loro malgrado a spasso. La disoccupazione in Italia è aumentata del 108,2 per cento: più del doppio rispetto alla media Ue. Un perimetro, quello europeo, dentro al quale, invece, la Germania spicca per cifre di ben altro tenore (eccezion fatta per il gender pay gap): lì, nel corso degli stessi anni, la disoccupazione è risultata addirittura in calo del 41,18 per cento. Sul versante under 30, poi, l’Italia non ne esce affatto bene. Con la crisi, infatti, siamo diventati il Paese con la più alta percentuale di giovani fra i 15 e i 24 anni che non lavorano e non studiano (si chiamano Neet) e siamo passati dal 16,2% del 2007 al 22,2% del 2013.