La Giunta del Senato ha già deciso. Nessun spiraglio per il Cav

Nulla sembra poter modificare un finale di partita già scritto ancor prima che i giocatori uscissero dagli spogliatoi. Anche ieri la riunione della Giunta per elezioni di Palazzo Madama, chiamata a pronunciarsi sull’eventuale decadenza di Silvio Berlusconi in base alla legge Severino, non ha regalato sorprese. «Alla luce di questa seconda tornata di discussione generale è perfettamente chiaro quanto accadrà mercoledì», ha commentato lapidario a fine seduta il relatore Andrea Augello (Pdl). «Pd e M5S, che sono maggioranza in Giunta, sono decisamente orientati a un voto negativo alla mia relazione, vogliono solo accelerare sui tempi del voto in Aula». Con buona dose di realismo ha quindi riconosciuto che «il problema è fuori di qui», e consiste nelle probabili conseguenze sul governo dell’esclusione dalle istituzioni del leader del centrodestra. L’avvertimento è sempre rivolto al Pd che esterna senza mezze parole «la non volontà, o la cattiva volontà, di proseguire nel governo, che è sempre meno di larghe intese e sempre di più di strette intese». I giochi veri dunque si preparano su altri tavoli. La Giunta appare oramai aver esaurito la sua funzione. E mentre Augello fa sapere che Berlusconi «sta riflettendo su una decisone importante da assumere: se confermare la fiducia al governo, se rimanere in carica, se aspettare il voto», la vicepresidente della Giunta Stefania Pezzopane (Pd) non esita a definire «inaccettabile, fuori da ogni canone istituzionale» la minaccia di far cadere il Governo. Poche storie, il Cavaliere deve essere «dichiarato decaduto mercoledì». Intanto il presidente della Giunta Dario Stefano (Sel) formula gli auspici affinché si addivenga a una «decisione forte per l’Aula» dopo una «discussione accurata nel merito». Niente altro che una frase di circostanza. La verità è che i dadi sono già stati tratti.