La giustizia ripara i suoi sbagli: riarrestato il boss del litorale

di Nicoletta Appignani

Era stato scarcerato lo scorso 25 gennaio per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Poi si è reso irreperibile. Ma mercoledì per il boss Michele Senese, soprannominato o’Pazzo, sono scattate le manette. L’uomo, originario del Napoletano, ma trasferitosi a Roma 30 anni fa, è considerato dagli investigatori l’anello di congiunzione con importanti clan camorristici, come i Contini e i Licciardi. Senese è stato catturato dai carabinieri del nucleo investigativo di Roma, mentre si trovava a bordo di un’auto nei pressi di Ciampino, ed è accusato di essere il mandante dell’omicidio di Giuseppe Carlino nel 2001.

Dodici anni di indagini
Facciamo quindi un passo indietro. È il 10 settembre 2001. Giuseppe Carlino viene freddato con quattro colpi di pistola sotto gli occhi della madre a Torvaianica. L’uomo muore all’istante, mentre si trova all’interno della propria auto, a pochi metri da un bar affollato e di fronte al cancello della villetta in cui vive agli arresti domiciliari. Da subito non ci sono dubbi, si tratta di un’esecuzione in piena regola. Il commando è arrivato a bordo di una Croma blu e ha fatto fuoco, probabilmente per un regolamento di vecchi conti. Forse, si dice, una storia di droga.
Da qui partono le prime indagini, durante le quali però gli autori dell’omicidio non emergono e il fascicolo, nel gennaio 2003 viene archiviato. La svolta arriva con la riapertura del caso, nel dicembre 2004, che porta all’arresto di Michele Senese e di altre quattro persone. Infatti, in base a quanto testimonia un collaboratore di giustizia, il mandante dell’omicidio di Giuseppe Carlino sarebbe proprio il boss Senese, intenzionato a vendicare la morte di suo fratello Gennaro, ucciso quattro anni prima. La storia sembrerebbe a un passo dal concludersi ma le prove non sono sufficienti: il tribunale del riesame non ritiene attendibile il collaboratore di giustizia e il fascicolo viene nuovamente archiviato. Si arriva così al 2007, quando le indagini vengono riaperte e nuovamente archiviate tre anni dopo.

Nuove prove
Un lungo elenco di fascicoli e date che rende l’idea di quanto lavoro sia stato necessario per arrivare al 26 giugno, un giorno che potrebbe segnare la conclusione definitiva delle indagini per l’omicidio di Giuseppe Carlino.
Alla base di questo nuovo arresto ci sono una serie nuovi elementi. Tra questi, gli investigatori parlano di ulteriori riscontri sull’attendibilità dei collaboratori di giustizia. Ma non solo. Perché nel frattempo i carabinieri avrebbero anche ricostruito il movente dell’omicidio: alla base non solo la vendetta per la morte di Gennaro Senese, ma anche una punizione per i fratelli Carlino, responsabili di aver causato un debito del clan di Senese nei confronti di altri gruppi criminali attivi nel narcotraffico internazionale. Con questo omicidio, secondo le accuse, Michele o’ Pazzo intendeva riaffermare anche il proprio prestigio e il potere dell’organizzazione criminale di cui era il capo. Infine, ultima e importante prova a carico sarebbe anche la ricostruzione delle modalità con le quali il boss avrebbe affidato il mandato dell’omicidio ai componenti del commando.

L’arresto
Michele Senese è stato fermato a Ciampino, mentre si trovava a bordo di un’auto. Da mesi, il boss si faceva ospitare in varie abitazioni sparse per la Capitale, per sfuggire a manette e atti giudiziari. Oltre a lui sono stati arrestati altri tre uomini: Giovanni De Salvo, Fiore Clemente e Raffaele Pisanelli. Ma il quadro non sembra ancora completo. Infatti per l’omicidio è indagato anche Domenico Pagnozzi, attualmente detenuto in carcere in regime di 41 bis, considerato dagli investigatori l’autore materiale dell’omicidio. La partita quindi è ancora aperta.