“La guerra a Ranucci peggio dell’Editto bulgaro di Berlusconi”. Parla Mazzetti, ex capostruttura Rai: “Allora la società reagì, oggi…”

Ranucci, parla lo storico collaboratore di Enzo Biagi, "L'attentato paradossalmente ha salvato questa edizione di Report..."

“La guerra a Ranucci peggio dell’Editto bulgaro di Berlusconi”. Parla Mazzetti, ex capostruttura Rai: “Allora la società reagì, oggi…”

“Quanto accade a Sigfrido Ranucci è molto più grave di quanto avvenne a noi con l’Edito bulgaro di Berlusconi, perché allora fu una reazione della società civile. Oggi ne vedo molto poca”. Parola di Loris Mazzetti, storico collaboratore di Enzo Biagi, nonché capostruttura di Rai3, quando il Terzo canale rappresentava un baluardo politico e culturale per una bella fetta del Paese.

Mazzetti, l’ultima volta ci disse: “faranno di tutto per zittire Report”. In effetti sono andati anche oltre. È stato profetico…
“Sì, però paradossalmente l’attentato in qualche maniera ha salvato Report… Anche se considero tutta quella solidarietà che Sigfrido ha ricevuto da parte del centro-destra, molto di maniera. Ha fatto bene a non accettare la proposta di Storace, cioè che i politici di governo e maggioranza ritirassero tutte le querele. Lui ha detto che la querela deve essere ritirata in tribunale, con la vittoria. Anche perché il centro-destra è ciò che ha fatto vedere ieri sera, è il membro dell’Autority beccato due giorni prima della sanzione a Report, che entra nella sede di Fdi”

Non crede che Agostino Ghiglia fosse lì a parlare di libri…?
“Non ci credo, ma non mi interessa neanche, perché stiamo parlando di authority, di personaggi che dovrebbero essere al di sopra delle parti e lontani dai partiti. Una cosa di questo genere esiste soltanto nei Paesi a democrazia limitata. Il comportamento di questo consigliere è allucinante, anche se fosse andato nella sede di Fdi a parlare di libri. E la prova trasmessa da Ranucci è inequivocabile. Come è allucinante che tutti questi personaggi si sentano impunibili.

Tra l’altro, contro Ranucci da una parte c’è la questione authority, ma dall’altra c’è la solita valanga di polemiche che segue ogni puntata di Report.
“Ma certamente. Ieri sera era allucinante il montaggio sulla Meloni, quelle urla, quelle volgarità, quelle parole contro l’opposizione, messe tutte in fila, non in pillole mostrate una volta ogni due mesi. C’è da aver paura!”

Però non c’è un allarme per la democrazia nel Paese, anche tra la sinistra, o no?
“A sinistra c’è una grande debolezza. Invece di star lì uniti a combattere per ciò per il quale sono stati eletti, pensano alla nuova corrente riformista, che si è spaccata della corrente dei riformisti, mentre nasce la corrente della segretaria… Tutta una roba che non fa bene alla democrazia, perché poi la gente comune pensa che sono tutti uguali. Basta vedere cosa non è stato fatto sulla direttiva europea che impone di sottrarre la Rai al controllo della politica… Sì, c’è stata una manifestazione, ma poi? È tutto molto deludente. Per questo ciò che sta accadendo oggi è molto peggio di quello che è accaduto quando noi siamo stati colpiti dall’Edito bulgaro, perché allora c’era stata una resistenza completamente diversa, che oggi manca. L’altro giorno Filippo Facci su Libero ha scritto una lista di proscrizione. Anche prima dell’Editto bulgaro, Gasparri e altri del centro-destra a Tele Lombardia fecero la loro lista – Biagi, Santoro, Fazio, Bocca, Luttazzi, ecc… – Però allora ci fu una reazione immediata, esorbitante, della politica e dell’informazione. Oggi Facci scrive la sua lista e c’è solo qualche mugugno…”.

E come mai oggi non c’è reazione?
“Perché sono diverse le persone, perché da parte di quasi tutti c’è la rincorsa alla poltroncina, invece uno deve mettere in gioco sé stesso. Come ha fatto Ranucci in questi anni e l’ha dimostrato con la bomba: ha messo in discussione sé stesso, ha fatto da schermo alle persone che lavorano con lui, ci ha messo la faccia. Ecco questa è una cosa che non vedo dentro alla Rai, né nel centro-sinistra”.

Lei conosce bene Ranucci, pensa che la bomba lo farà desistere?
“Sigfrido è uno che continua a lottare, non per sé stessi, ma per la democrazia. Perché quanto sta succedendo all’informazione è un problema di democrazia e i cittadini devono essere difesi.

Dagli ascolti della prima puntata, sembra che il centro sinistra lo segua…
“Ieri ha fatto quasi il 10%. E se poi andasse in onda il lunedì andrebbe anche molto meglio. Del resto il cambio di palinsesto dal lunedì alla domenica era stato voluto dai vertici Rai per colpire Report. La dirigenza sperava che, andando contro il calcio, perdesse ascolti, così da poter dire che la trasmissione non funzionava più. E invece…

Ma un elettore di centro-sinistra, che era fedele a Rai 3, adesso cosa fa? Gli resta solo la L7, che sembra TeleKabul, pur senza esserlo…
“La7 spicca per le carenze della Rai e perché ospita alcuni volti che erano fondamentali per Rai 3, come  Grammellini o Augas. Oggi l’approfondimento su Rai3, escludendo Iacona e Damilano, che sono grandi professionisti e trattano argomenti che solo loro affrontano, beh, il resto potrebbe benissimo essere contenuto di Rai 1 o Rai 2…”.  

Non solo Rai 3, tutto il servizio pubblico sembra allo sbando…
“Ma è possibile che la televisione del servizio pubblico non abbia il presidente da quasi un anno? Ed è possibile che non succeda nulla?”

Quindi non c’è speranza?
“Io voglio avere speranza, chissà che l’Europa non abbia un sussulto, magari con le sanzioni…”.  

Ultima domanda: Ranucci andrà a La7?
“Non lo so. Credo che dopo l’attentato, non avrà problemi per l’edizione appena partita. Conoscendolo farà di tutto per rimanere in Rai. Però, se gli taglieranno le puntate o il budget, impedendogli di lavorare, se non gli daranno quel minimo per poter continuare a fare il lavoro al meglio, sicuramente a La7 ci andrà. Però prima di abbandonare farà una gran battaglia. E darà fastidio. Del resto, già ora, l’attenzione suscitata dalla bomba, sta dando fastidio a molti. A partire da molti colleghi. Sui giornali si è tornato a parlare dell’attentato solo perché ne ha parlato il presidente Mattarella, altrimenti sarebbe già stato dimenticato. La solidarietà non sono quattro parole di circostanza, vuol dire schierarsi, vuol dire metterci la faccia”.