La legge Frattini è da rifare: stretta sul conflitto d’interessi. La proposta M5S all’esame della Camera. Norme stringenti su incompatibilità e sanzioni

La legge Frattini? Da riscrivere di sana pianta. I Cinque Stelle non hanno dubbi. Perché “la disciplina sul conflitto di interessi vigente nel nostro Paese”, scritta dall’ex ministro e già commissario europeo di comprovata fede berlusconiana “si è rivelata del tutto inefficace”. Una sentenza, quella contenuta nella proposta di legge (pdl) all’esame della commissione Affari costituzionali della Camera, a prima firma della deputata M5S Anna Macina, che è pure la premessa sulla quale i grillini fondano la nuova disciplina. Anche considerato che la legge vigente, ormai dal 2004, “non è dotata di un adeguato impianto sanzionatorio, che svolga una funzione dissuasiva e repressiva dei conflitti di interessi accertati”, spiega la relazione introduttiva alla pdl.

SI CAMBIA REGISTRO. D’altra parte, “la separazione tra attività imprenditoriale e amministrazione della cosa pubblica è vitale all’interno di un sistema basato sulla concorrenza, poiché l’imparziale esercizio delle attività di governo è conditio sine qua non per consentire l’ordinato sviluppo dell’economia al riparo da ogni indebita forma di manipolazione del libero mercato”. Un risultato che la proposta della Macina punta ad ottenere muovendo in tre direzioni. Primo: integrale abrogazione della legge Frattina del 2004. Secondo: introduzione di “misure finalizzate a prevenire il conflitto d’interessi che può derivare anche solo dalla mera proprietà di patrimoni di rilevanti dimensioni”. Terzo: previsione di “un complesso impianto sanzionatorio che prevede diverse tipologie  di sanzioni”, di carattere sia pecuniario che reputazionale che vanno “dalla nullità degli atti del titolare della carica alla decadenza dalla carica stessa”. Il tutto affidando all’Autorità garante per la concorrenza e il mercato (Agcm) “penetranti poteri di vigilanza e di controllo”. In base alla pdl Macina, “i titolari di cariche di Governo” – e a differenza della legge Frattini anche “gli organi di governo regionali e locali, nonché il presidente e i componenti delle Autorità indipendenti di garanzia, vigilanza e regolazione” – hanno l’obbligo di perseguire gli interessi pubblici loro affidati  prevenendo “situazioni di incompatibilità” ed evitando “l’insorgenza di conflitti di interessi”. Che si verificano nei casi in cui uno dei titolari delle cariche indicate dalla legge sia “titolare di un interesse privato idoneo ad interferire con l’imparzialità necessaria all’adempimento dei compiti” ad esso affidati.

PATTI CHIARI. Ma non è tutto. “Possono dar luogo a conflitti di interessi anche la mera proprietà o il possesso di ingenti patrimoni” nei 18 mesi antecedenti l’assunzione della carica. In particolare la proprietà,  il possesso o la disponibilità “di partecipazioni superiori al due per cento del capitale sociale di un impresa” in regime di autorizzazione o concessione dello Stato, Regioni o enti locali. L’Agcm avrà potere d’accertamento delle cause di incompatibilità. E sarà l’autorità incaricata di irrogare anche le eventuali sanzioni.