La Liga Veneta è una polveriera. Salvini e Zaia litigano per Fontana. L’ex ministro prima lascia la segreteria regionale. Ma poi fa retromarcia e scopre tutte le tensioni interne

Per un assessore che resta c’è un commissario che se ne va. O almeno così era parso di capire. Ebbene, a tanto rumore per nulla in Lombardia è seguito invece un fulmine a ciel sereno in Veneto: se l’esito del vertice di centrodestra tenuto la settimana scorsa al Pirellone, fortemente voluto dalla Lega, è stato quello di “graziare” il titolare del Welfare lombardo Giulio Gallera – difeso a spada tratta dal governatore Attilio Fontana – il suo omonimo deputato veronese Lorenzo Fontana (nella foto), vicesegretario federale e componente della segreteria politica della Lega, nonchè commissario della Liga Veneta per volontà dello stesso Salvini, ha invece suscitato un piccolo terremoto.

Nel fine settimana il Capitano lo nomina nuovo capo dipartimento “Famiglia e valori identitari” del partito e, senza nessun preavviso e nessuna riunione per discuterne in seno al direttorio – che è una sorta di organo collegiale di vertice di cui fanno parte oltre che il commissario Fontana, anche il presidente Luca Zaia e fra gli altri, l’assessore regionale Roberto Marcato e la senatrice Erika Stefani – il diretto interessato fa sapere in una nota che “alla luce della nomina a capo dipartimento auspico che ora, visti gli impegni di valenza nazionale e la portata del nuovo incarico, si possa individuare una nuova guida per la Liga Veneta. Auspico che il profilo che sarà individuato possa essere quello di uno dei nostri bravi giovani”.

Nessuno ne sapeva nulla, tanto che lo stesso governatore, nel corso del punto stampa Covid presso la Protezione Civile a Marghera ieri ha ammesso: “Non ero a conoscenza delle dimissioni di Lorenzo Fontana, mi ha avvisato ieri verso le 11, che stava uscendo un comunicato, punto. Conseguenze? Mi fermo qui. Sono in modalità Covid con il cervello”. Laconico ed essenziale, come è nello stile di Zaia. A pensar male si fa peccato, è vero, ma in molti nel comunicato del l’ex ministro della Famiglia avevano letto un contestuale abbandono del ruolo in Veneto e, politicamente parlando, le dimissioni del fedelissimo sono apparse come una sorta di “smarcamento” di Salvini da un governatore con cui i rapporti non sono propriamente idilliaci o meglio non lo sono perché in nessun modo può esserci quella sudditanza che spesso i leader pretendono all’interno dei loro partiti.

Uno che è stato eletto per il terzo mandato consecutivo trionfando con il 76,79% (con la sua personale lista oltre il 44%) ha ben poco da sentirsi “suddito”. In ogni caso, per quieto vivere e per salvare le apparenze, Fontana ha poi diramato un secondo comunicato (dopo le dichiarazioni seppur non polemiche ma piccate, di Zaia): “Io non mi sono dimesso. Non ci sono stati problemi. Non c’è niente di particolare. E, se ci sarà un cambio alla guida della Liga veneta, sarà decisione che spetta a Matteo Salvini. Ho solo voluto dire che avendo assunto questo ruolo nazionale importante, di capo del dipartimento Famiglia e ruoli identitari del partito, penso sia opportuno che ci possa esser qualcun altro che porti avanti le redini a livello territoriale”.

Così Fontana chiarisce le dichiarazioni rilasciate in precedenza, “Le interpretazioni che visto sui quotidiani di oggi (ieri, ndr)non rappresentano la realtà. Non è quello che ho detto. Con Salvini c’è un buonissimo rapporto, rimango vice segretario federale. Ritengo solo opportuno che ci siano altre persone, a livello regionale, che portino avanti il lavoro fatto in un anno e mezzo, nell’ambito di un riordino complessivo delle segreterie regionali già annunciato. Alle mie parole è stata data una valenza che non esiste”. Non ci resta che attendere e vedere come andrà a finire.