Una prima, lunga, sfilza di critiche. La Manovra raccoglie le prime bocciature ufficiali con l’avvio delle audizioni parlamentari: dalla sanità definanziata alle banche, passando per il prelievo sul ceto medio (che doveva essere aiutato proprio dalla Legge di Bilancio) con gli affitti brevi. E non mancano le critiche sul mancato sostegno alle pmi e soprattutto al Made in Italy, considerando che non è stato previsto alcun intervento per fronteggiare i dazi Usa.
Manovra, dalla sanità alle banche: tutti i rilievi in audizione
Il punto più critico è probabilmente quello riguardante la sanità. L’allarme viene da Cgil e Fondazione Gimbe, che parlano di definanziamento del comparto pubblico, con la progressiva riduzione della quota di Pil destinata al Ssn. Per la segretaria confederale della Cgil, Daniela Barbaresi, le risorse sono “del tutto insufficienti ad affrontare il drammatico sotto-finanziamento della sanità pubblica”, con una riduzione di quasi mezzo punto di Pil dal 2022. E nel 2028 il finanziamento toccherà “il minimo storico” rispetto al Pil, pari al 5,93%.
Simile l’analisi di Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe: “La sanità pubblica ha perso in quattro anni l’equivalente di una Legge di Bilancio”. Il gap per mantenere il 6,3% del Pil raggiunto nel 2022 è complessivamente di 17,5 miliardi nel periodo 2023-2026, per Gimbe. Inoltre, sottolinea la Fondazione, oltre 430 milioni delle misure annunciate arrivano da fondi già stanziati in precedenza. Ma il problema, come detto, non riguarda solo la sanità. Altro tema spinoso è quello della cedolare secca al 26% sugli affitti brevi.
Una norma che l’Associazione italiana gestori affitti brevi (Aigab) chiede di stralciare, spiegando che su 9,6 milioni di seconde case, sono 500mila quelle destinate ad affitti brevi e con l’aumento dell’imposta si colpirebbero 500mila famiglie del ceto medio. Le stesse che la Manovra doveva aiutare con un aumento (in realtà di pochi euro al mese) attraverso la riduzione dell’aliquota Irpef. Non mancano le critiche sulla corsa al riarmo, con Sofia Basso, di Greenpeace, che sottolinea come sia stata “data priorità alle spese militari”.
C’è poi il capitolo banche, con l’Abi che spiega come gli istituti siano destinatori di misure che porteranno un maggior gettito per lo Stato di 9,6 miliardi in quattro anni. Inoltre, le misure sulle deducibilità fiscali comportano per le banche mancati ricavi per 800 milioni fino al 2030, come affermato dal dg dell’Abi, Marco Elio Rottigni, legati a un costo derivante dal minor margine di interesse “per il mancato impiego della liquidità”. Infine, l’impatto “sarà su tutte le banche”, anche quelle più piccole.