La manovra dei Ghostbusters. L’Unione europea chiede di correggere una Legge di Bilancio fantasma

Va a finire che per leggere il testo della legge di Bilancio dovremo chiamare i Ghostbusters. La manovra, contestata da Bruxelles, ancora non c'è.

Va a finire che per leggere il testo della legge di Bilancio dovremo chiamare i Ghostbusters. Dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri di sabato scorso e la conferenza stampa del premier Matteo Renzi a suon di slide, ieri il documento era atteso nelle commissioni parlamentari competenti. Peccato che nessuno lo abbia visto (idem il decreto fiscale). Il testo-fantasma, hanno spiegato a La Notizia fonti della commissione Bilancio, potrebbe essere disponibile fra lunedì e martedì. In ritardo rispetto alla tabella di marcia. La nuova legge di Bilancio richiede infatti la consegna del testo entro il 20 ottobre, concedendo 5 giorni in più rispetto al passato. Limite che il Governo ha già superato esponendosi a un rischio molto alto: quello che la manovra venga approvata attraverso un procedimento illegittimo. Oltre agli ambienti vicini alla presidenza della Camera, che hanno fatto filtrare una certa sorpresa per questo modus operandi, anche alcuni esponenti del Pd non hanno risparmiato le critiche. A cominciare dal presidente della commissione Bilancio di Montecitorio, Francesco Boccia.

Ieri Renzi ha detto che “la legge di bilancio non si cambia” e che “se l’Ue avrà osservazioni da fare le ascolteremo”, ma “questa manovra ha il deficit più basso degli ultimi dieci anni: gli sforzi li stiamo facendo e vogliamo dare un segnale ai cittadini non alle tecnocrazie di Bruxelles”. Sarà. Da quanto si è appreso, però, l’opzione a cui la Commissione Ue sta pensando è quella di segnalare al Governo la necessità di modificare alcuni aspetti della manovra per renderla coerente con le regole del patto di stabilità e con gli impegni di riduzione del deficit in termini strutturali assunti ad aprile, al rispetto dei quali era legato il riconoscimento della flessibilità concessa su spese per migranti, investimenti e riforme. Non solo. Su molti aspetti restano infatti le incognite e la confusione. Il sintomo è il dietrofront dell’esecutivo sulla voluntary disclosure: viene meno il forfait del 35% e si torna alla versione del 2015, che imponeva ai contribuenti di dimostrare la provenienza delle somme sanate e un pagamento di entità progressiva in base al reddito.

NUMERI BALLERINI
Tre giorni fa, proprio sulla voluntary, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha ammesso che la cifra che potrebbe venire alla luce “è incerta” perché “dipende da quanto riusciamo a fare emergere”. Parole non proprio rassicuranti. Così come la “rottamazione” delle cartelle di Equitalia, che dovrebbe portare meno di 2 miliardi contro i 4 sbandierati. “Tutte le discussioni su tv e giornali avvengono sulla base degli annunci e delle slide del premier”, attaccaLuca Pastorino (Possibile), membro della commissione Bilancio di Montecitorio: “Il problema non riguarda solo i deputati ma anche gli uffici della commissione Bilancio e della Camera, che devono preparare tutti i documenti-studio a supporto dell’attività di conoscenza del provvedimento”.