La Manovra è agli sgoccioli. E l’albo delle lobby si riempie. Spuntano ora pure Ibm, Divella, Cementir e Ferrero

La Manovra è agli sgoccioli. E l'albo delle lobby si riempie. Spuntano ora pure Ibm, Divella, Cementir e Ferrero

Sarà che il “registro Calenda”, con tutte le sue lacune, sta comunque mettendo un po’ di pressione. O sarà che con il cantiere della Manovra ancora aperto, e in attesa dell’ormai famoso maxi emendamento, aumenta la tendenza a spingere i propri interessi e quelli dei propri clienti. Qualunque sia la lettura un fatto è certo: nell’ultimo mese sono sensibilmente aumentate le iscrizioni nel registro delle lobby predisposto allo Sviluppo economico dal ministro Carlo Calenda. Per la precisione ieri il totale degli iscritti ha toccato quota 446, ben 78 soggetti in più rispetto a 30 giorni fa.

Gli arrivi – La categoria che si è mossa di più è senza dubbio quella dei grossi gruppi, particolarmente interessati a interloquire col dicastero. Tra i nuovi arrivi, per dire, c’è il colosso informatico Ibm, il gruppo alimentare F.Divella, Leonardo-Finmeccanica, Cementir Holding del gruppo Caltagirone, Natuzzi (design), Trevi (costruzioni), Ferrero (alimentare), Erg (energia), Gambero Rosso (editoria), Saipem e Italgas. E sono solo gli esempi delle società più riconoscibili. Già qui, però, alcune lacune del registro Calenda appaiono palesi.

Tanto per dirne una, né la Natuzzi né il Gambero Rosso, anche se iscritti, inseriscono nelle relative schede i dati relativi al fatturato e ai costi sostenuti per le attività di lobbying. La stessa mancanza che riguarda un’altra new entry di peso, nella categoria delle società di consulenza specializzate, ovvero la multinazionale McKinsey. Nella stessa categoria alla fine si è iscritta una delle principali società italiane di lobbying, la Publica Affairs Advisors di Giovanni Galgano, che ha indicato in 500mila euro i costi sostenuti per attività di interesse del registro.

Gli altri – Sempre tra le grandi imprese una novità che fa riflettere è l’iscrizione di ArcelorMittal Sa, in pratica la holding lussemburghese del colosso franco-indiano dell’acciaio. Il fatto è che qui c’era già stata una registrazione a ottobre, ma riguardava la ArcelorMittal Italy holding, la società che detiene le partecipazioni del gruppo in Italia e che ha indicato tra i suoi obiettivi settori generici come politiche energetiche e tematiche ambientali. Adesso invece l’iscrizione riguarda la casamadre, con l’indicazione del vero campo d’interesse italiano: “progetto di privatizzazione dell’Ilva”. Di sicuro in questo mese il registro ha visto nuovi, pesanti arrivi. E forse la Manovra ha dato una spinta.

Tw: @SSansonetti