La manovra è tutta un bluff. Dopo gli annunci altre tasse

di Lapo Mazzei

Forse è proprio vero che gli italiani stanno facendo tanti sacrifici per nulla. Anzi, non per nulla, solo per il governo. A ratificare questa amara constatazione sono gli esperti della Confcommercio, secondo i quali il maggior gettito fiscale generato dall’aumento degli acconti di imposta Ires e Irap vale 1,147 miliardi e vanifica il beneficio che le imprese dovrebbero avere l’anno prossimo per il taglio del cuneo fiscale (1 miliardo) previsto dalla legge di Stabilità. Secondo i calcoli fatti dall’associazione di categoria, il risultato è un “beneficio azzerato”. Insomma, quanto basta per presentare il conto al governo Letta e al ministro dell’Economia Saccomanni. Entrando nel dettaglio la legge di Stabilità prevede, nel 2014, una prima riduzione del cuneo fiscale a favore delle imprese attraverso un abbassamento dei premi Inail, con un beneficio stimato dal governo in un miliardo di euro per il prossimo anno. Ma si tratta di un beneficio che, spiegano gli esperti di Confcommercio, oltre ad essere già di per sé troppo esiguo, “viene anche completamente azzerato per i maggiori versamenti” che vengono richiesti in questa fine di 2013 e che, di fatto, garantirebbero allo Stato introiti di importo complessivo superiore alla dimensione stessa della riduzione del cuneo fiscale promessa. In pratica “alle imprese viene chiesto di anticipare oggi alle casse pubbliche il beneficio fiscale che riceveranno il prossimo anno”. Questo, in estrema sintesi, il risultato dell’analisi dell’associazione di categoria, realizzato in collaborazione con il Cer sugli effetti derivanti dall’aumento degli acconti di imposta per le imprese. Lo studio prende in considerazione anche il capitolo delle coperture previste per l’abolizione della prima rata dell’Imu, stabilendo che queste “non sono state conseguite”. Si tratta, in particolare, dei 600 milioni di gettito atteso dalla cosiddetta “sanatoria giochi” e di parte dei maggiori introiti Iva associati allo sblocco dei pagamenti della Pubblica amministrazione, pari a 925 milioni. Sono, queste ultime, due forme di prelievo aggiuntive ma allo stesso tempo a impatto nullo per il sistema economico. La prima perché “confinata a una sola categoria di operatori”, a cui viene peraltro offerto un forte sconto per la chiusura di precedenti pendenze fiscali. La seconda perché “compensata da pagamenti di ammontare molto maggiore e da lungo tempo attesi dalle imprese”. In sostanza si tratta di misure che, se realizzate, “non avrebbero inciso sulla percezione del livello di pressione fiscale e che, quindi, non avrebbero tolto forza al messaggio di riduzione della stessa, che il governo ha lanciato con l’annuncio degli interventi in materia di cuneo fiscale”. Tradotto, sotto gli annunci nulla.

I balzelli aumentano
Nel frattempo anche laCgia di Mestre ribadisce l’inutilità dell’azione intrapresa dal governo. Con l’aumento degli acconti Ires e Irap dal 101 al 102,5%, entro il prossimo 10 dicembre ogni società di capitale dovrà versare, rispetto al 2012, un maggiore acconto medio di poco superiore ai 1.200 euro. Secondo il centro studi delle imprese artigiane l’incremento di 1,5 punti percentuali è stato disposto nei giorni scorsi dal governo al fine di coprire il mancato gettito della prima rata dell’Imu. “È vero che gli aumenti degli acconti Ires e Irap altro non sono che una anticipazione e non un incremento di tassazione”, commenta il segretario Cgia Giuseppe Bortolussi. “Tuttavia, in una fase economica così difficile e caratterizzata da scarsa liquidità, chiedere un ulteriore sforzo alle imprese sarebbe un errore”. L’incremento degli acconti costringerà le società di capitali a pagare un miliardo di euro in più. Giova anche ricordare che a giugno di quest’anno il Decreto legge n. 76 (che ha spostato dal 1° luglio al 1° ottobre l’aumento dell’aliquota Iva dal 21 al 22 per cento) aveva alzato le soglie degli acconti Ires e Irap di un punto, portandoli dal 100 al 101 per cento. A livello pro azienda, continua Bortolussi, “non stiamo parlando di una cifra media importantissima ma sommata all’aumento della pressione fiscale generale e alla contrazione nell’erogazione del credito avvenuto in questo ultimo anno, potrebbero mettere in difficoltà numerose aziende”. Insomma, oltre al danno la beffa. L’unica cosa in cui il governo è davvero specializzato…