La Marina fa shopping, navi militari per sei miliardi

di Carmine Gazzanni

La flotta navale italiana si rinnova. E, nei prossimi 19 anni, spenderà la bellezza di 5,4 miliardi di euro. Una cifra stratosferica che in realtà, come vedremo, potrebbe addirittura essere più alta e sfiorare quota 6 miliardi. Questo è quello che emerge dall’atto governativo sottoposto in questi giorni al Parlamento e relativo al “programma navale per la tutela della capacità marittima della Difesa”.

PAGA IL MISE
Tutto nasce con la legge di stabilità 2014 (quella del governo Letta per intenderci), tramite la quale si istituiva un programma pluriennale per il “mantenimento di adeguate capacità nel settore marittimo a tutela degli interessi della Difesa nazionale”. Un programma che aveva bisogno di un decreto attuativo che, a distanza di un anno, è finalmente arrivato e che ora attende solo il via libera di Camera e Senato. Parliamo di un programma che durerà 19 anni (dal 2014 al 2032) e che, come detto, costerà alle casse pubbliche 5,4 miliardi di euro. Miliardi che, peraltro, non ricadranno sulla Difesa (nonostante questo sia il ministero competente), ma sullo Sviluppo Economico.

LA FLOTTA
I punti di domanda, però, non finiscono qui. A cominciare da quelli sui mezzi stessi. Se infatti, come ribadito anche dal capo di Stato maggiore della Marina Giuseppe De Giorgi, il programma si rende necessario per la dismissione nel prossimo decennio di 51 unità navali, è anche vero che il motivo per cui dotarsi, tra le altre cose, di 10 pattugliatori, ovvero navi polifunzionali “progettate e realizzate al fine di assicurare […] una capacità di imbarcare diverse configurazioni di sistemi d’arma”, resta un mistero. Così come resta oscura la ragione per cui urge un’unità anfibia multiruolo che, come spiegato nella scheda tecnica redatta dalla Difesa, è “un’unità di bacino allagabile, designata per sbarcare truppe d’assalto anifibio in operazioni di proiezione di potenza del mare”. Finita qui? Certo che no. Perchè nella lista della spesa spunta anche l’unità d’altura di supporto logistico, utile a supportare, appunto, “i moderni dispositivi aeronavali in tutte le operazioni militari”.

LA CIFRA CRESCE
La questione, però, non finisce qui. Il finanziamento infatti potrebbe essere ancora più alto. Nonostante nella scheda si parli di 5,4 miliardi, è stata lo stesso ministro Roberta Pinotti a dire, in audizione alla Camera lo scorso 24 giugno, che “il costo complessivo stimato del programma ammonta a 5.800 milioni di euro”. Fatto molto probabile dato che, come osservato in questi giorni in commissione Difesa al Senato dal deputato Pd Giorgio Santini, basta far di conto per capire che qualcosa non quadra. I tre finanziamenti disposti nella precedente manovra, infatti, prevedono contributi ventennali così divisi: 40 milioni dal 2014, 120 dal 2015, 140 dal 2016. La somma complessiva porta però appunto alla cifra di 5,8 milioni di euro. E la conseguenza è evidente. L’anno prossimo spenderemo per il piano 160 milioni. Che diventeranno 300 dal 2016. E così via, fino al 2032.

@CarmineGazzanni