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Redazione

La Meloni dà lezione di inquinamento in mondovisione

Il biglietto da visita con cui la premier Giorgia Meloni si è presentata al summit dell'Onu sul clima non promette nulla di buono.

Pubblicato il 8 Novembre 2022 - Aggiornato il 8 Novembre 2022 alle 07:11 di Lello Marino
La Meloni dà lezione di inquinamento in mondovisione

Di certo il biglietto da visita con cui la premier Giorgia Meloni si è presentata al summit delle Nazioni Unite sul clima a Sharm el-Sheikh non promette nulla di buono. Se il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, chiede con insistenza di mettere fine alla dipendenza dai combustibili fossili, il primo provvedimento del governo sul fronte ambientale è stato quello di sbloccare le trivelle e aumentare le concessioni per estrarre gas nel mare Adriatico.

Il biglietto da visita con cui la premier Giorgia Meloni si è presentata al summit dell’Onu sul clima non promette nulla di buono

Un provvedimento che ammicca alle lobby del fossile. “Le parole che con Federpetroli Italia ripetiamo da anni sono state ascoltate. Grazie governo Meloni. Dopo anni ripartiamo con l’oil & gas italiano. Questo vuol dire che le migliaia di aziende del comparto energetico italiano ed i contrattisti ritorneranno ad investire ed operare in Italia”, si è scapicollata infatti a dichiarare Federpetroli.

Ma nel menu del governo di destra-centro ci sono anche gli inceneritori e i progetti sul nucleare. Su quest’ultimo punto il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha spiegato che “non dev’esserci “nessuna preclusione ideologica”. Il ministro in questione, come sappiamo, è supportato dall’ex titolare del dicastero della Transizione ecologica del governo Draghi, Roberto Cingolani. Che è rimasto nell’attuale esecutivo in qualità di consulente.

Pichetto, dal canto suo, come prima dichiarazione dopo il giuramento aveva puntualizzato che si sarebbe mosso “nel solco di quanto fatto finora soprattutto in termini di energia” da Draghi e da Cingolani. Che hanno pensato bene, tra le varie soluzioni escogitate per rispondere alla crisi energetica scatenata dal conflitto in Ucraina, di riaccendere le centrali a carbone che secondo il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) avrebbero dovuto essere dismesse o convertite entro la fine del 2025.

Illuminante, ma sarebbe meglio dire allarmante, l’intervista rilasciata a La Stampa dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Alla domanda se la crisi energetica imponga una frenata alla transizione ecologica, il ministro in soldoni risponde di sì. A dire di Urso la transizione ecologica va resa compatibile con i tempi di riconversione industriale.

Ad esempio con una graduazione degli interventi nel settore automobilistico, adattando i tempi di introduzione delle auto elettriche alle effettive possibilità produttive. Come a dire se le aziende non sono pronte, le auto elettriche possono pure aspettare.

E non è un caso che nel suo intervento di ieri alla Cop27 Meloni prima si sia lasciata andare alle frasi rituali in cui ha ribadito che l’Italia farà la sua parte sul clima e che rimane fermamente impegnata nella decarbonizzazione.

“Vogliamo sviluppare – ha detto – la nostra strategia di diversificazione energetica in stretta collaborazione con alcuni Paesi africani con cui abbiamo rafforzato la nostra cooperazione su sicurezza energetica, su rinnovabili e istruzione. Questo stimolerà la crescita verde, la creazione di posti di lavoro e lo sviluppo di una catena di valori sostenibili. In Europa puntiamo a ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 al più tardi”.

Poi, però, ha confermato che la visione del governo è quella esposta da Urso nell’intervista citata sopra. La premier ha parlato di “transizione giusta” in cui nessuno venga lasciato indietro e che coniughi sostenibilità ambientale, economica e sociale.

Nel quadro degli incontri bilaterali Meloni ha incontrato anche il padrone di casa, il presidente egiziano, Abdel Fattah al Sisi. Durante l’incontro si è parlato di approvvigionamento energetico, fonti rinnovabili, crisi climatica e immigrazione. L’incontro – dice una nota di Palazzo Chigi – ha dato occasione al presidente Meloni di sollevare il tema del rispetto dei diritti umani e di sottolineare la forte attenzione dell’Italia sui casi di Giulio Regeni e Patrick Zaki.

 

di Lello Marino

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