La minaccia eolica sul Primitivo di Manduria

di Nicoletta Appignani

L’invasione delle torri eoliche è alle porte, ma stavolta l’energia pulita rischia di far più danni che altro: a rischio sono i vigneti di Manduria, la patria del Primitivo. L’allarme arriva dai viticoltori e dai gestori degli agriturismi della zona, minacciata dalla realizzazione di cinque progetti che prevedono l’installazione di ben 136 pale eoliche, alte più di 100 metri, nella parte est di Manduria.

A rischio il microclima
«L’area ad est è quella senza dubbio importante: si tratta del punto esatto in cui sono nati i primi vigneti» spiega Gianfranco Fino, eletto viticoltore dell’anno e che tra vari premi vanta anche quello di miglior vino d’Italia. Il suo Primitivo, esportato in 25 nazioni, è tra i più rinomati. Ma ciò che adesso si rischia è proprio la deturpazione dell’assetto biologico. Le pale eoliche, infatti, sfruttando il vento cambierebbero il microclima, una condizione essenziale per la realizzazione di un vino di qualità e di un’agricoltura a basso impatto ambientale.
È risaputo, inoltre, che le torri eoliche interferiscono sulla migrazione e sul passaggio dei volatili. Aspetto che stravolgerebbe l’intero ecosistema: un danno enorme per le produzioni e conseguentemente per l’economia.

Imprenditori in rivolta
Ma non basta. A tutto questo si aggiunge poi la questione dell’impatto paesaggistico, archeologico, architettonico e storico dell’ambiente circostante. Un aspetto che coinvolge anche i vari agriturismi ed alberghi nella zona, invasi ogni anno da turisti italiani ma soprattutto stranieri. Se i progetti fossero realizzati i clienti si troverebbero di fronte ad un paesaggio sovrastato da impianti monumentali e assordanti.
«Questo è un luogo ad altissimo valore paesaggistico – racconta Francesco Selvaggi, titolare dell’azienda agricola La Masseria “Li Reni” di Manduria – Io sono stato uno dei primi ad accorgersi di ciò che stava accadendo».
Selvaggi negli ultimi tempi aveva notato l’installazione di alcune pale eoliche in un comune limitrofo: quello di Erchie.
Lì, insieme ad altre persone, ha avuto modo di confrontarsi con il sindaco Giuseppe Margheriti e di ricevere le prime angoscianti conferme: uno scempio per il paesaggio e nessun vantaggio economico nè occupazionale.

Società anomime
Ma chi c’è dietro a queste torri eoliche? «In realtà sembra che si tratti di “prestanomi” del posto – spiega Selvaggi – sono due società ma una è sempre chiusa, mentre l’altra risulta inesistente».
Corre voce tra i cittadini che dietro a queste due aziende ce ne siano altre con sede in Svizzera e a San Marino.
Il sospetto è che si tratti di progetti finanziati da multinazionali alla ricerca di certificati verdi, indispensabili per quelle aziende che emettono una quantità eccessiva di CO2 e che sono obbligate a compensarla con la produzione di una quota di energia pulita mediante fonti rinnovabili.
Per questi motivi a Manduria è nato il comitato “La strada delle Masserie“, che ha recentemente incaricato l’avvocato Piero Relleva di verificare la documentazione depositata presso il Comune.
Nel frattempo alla Regione, di fronte alla richiesta di spiegazioni presentata dagli imprenditori, hanno risposto di essere favorevoli alle energie alternative. Ma soltanto se dislocate in luoghi adatti.
Non a Manduria, insomma.
La notizia sembra essere rincuorante ma nessuno in zona si sente ancora al sicuro. Il timore è che il progetto, anche se rifiutato in un primo momento, possa comunque essere realizzato.
Se ne discuterà nuovamente il 19 marzo, quando gli imprenditori si incontreranno con l’assessore alla qualità del territorio Angela Barbanente.
E allora, forse, si capirà il futuro delle torri eoliche.