La minoranza del Pd è in trincea: accusa Renzi di voler fare solo una conta nel partito. E intanto Gentiloni non sta sereno

La mozione per chiedere il sostegno al Governo Gentiloni fino alla scadenza naturale del mandato non sia stata nemmeno messa ai voti nella direzione del Pd.

A Davide Zoggia, deputato della minoranza che durante la riunione era seduto al fianco di Massimo D’Alema, proprio non è andata giù il fatto che la mozione presentata da lui e da altri colleghi di partito – fra i quali Michele Emiliano e Nico Stumpo – per chiedere il sostegno al Governo Gentiloni fino alla scadenza naturale del mandato non sia stata nemmeno messa ai voti.

Onorevole, siamo al “Gentiloni stai sereno”?
Mi pare proprio che alla fine il gioco sia stato scoperto.

In che senso? Si spieghi.
Al termine di una direzione condita, come al solito, da qualche caduta di stile, ci si è inventati una presunta incompatibilità fra le due mozioni, quella presentata dalla maggioranza e la nostra. Incompatibilità, come appare ovvio, del tutto inesistente. Il Pd ha il dovere di dire che sostiene con forza il proprio Governo. Il fatto di non aver voluto nemmeno mettere il documento ai voti è l’antipasto di un congresso che rischia di essere un treno super-veloce sostanzialmente privo di senso. Non credo che il vero nodo della questione sia quello di arrivare ad una conta interna, che è  invece l’intento della maggioranza, quanto quello di capire come rilanciare il partito e l’azione del Governo.

Insomma, la scissione è più vicina o più lontana?
Faremo le nostre valutazioni. Decisioni simili non possono essere prese solo dai membri della direzione ma anche e soprattutto consultando compagni e militanti che sono sparsi sui territori. Quello che io non posso non notare è una impostazione che non tiene conto della reale esigenza del Pd e del Paese: certamente, queste forzature non aiutano a fare una riflessione serena.

Il suo collega Cuperlo ha parlato del Pd come di “un progetto seriamente a rischio”. Condivide?
È chiaro che di questo passo rischiamo di non farci più comprendere dal nostro elettorato. La relazione di Renzi è stata al di sotto di ogni aspettativa, non c’è stata alcuna analisi e nessuna profondità. Pensiamo che all’Italia serva un altro progetto, oltre che un’idea diversa di sinistra.

Certo è che i competitor di Renzi sono già tre: Roberto Speranza, Enrico Rossi e, in ultimo, Michele Emiliano. Si arriverà ad una sintesi?
Non credo che il primo problema che dobbiamo porci sia quello dei candidati alla leadership. Prima bisognerà capire innanzitutto come evolverà la situazione nei prossimi giorni. Vedremo se e come parteciperemo all’Assemblea che si svolgerà nel fine settimana.

Mi faccia capire: c’è la possibilità di una vostra mancata partecipazione?
Ancora non lo so, valuteremo il da farsi.