La Sveglia

La nuova missione di Trump: esportare la fame anziché la democrazia

La nuova missione di Trump: esportare la fame anziché la democrazia

Nel silenzio assordante dei notiziari, mentre a Gaza i bambini muoiono di fame e il mondo si distrae, quasi 500 tonnellate di biscotti salvavita giacciono in un magazzino di Dubai. Destinati a sfamare 1,5 milioni di piccoli in zone di conflitto, verranno inceneriti per ordine dell’amministrazione Trump. Un disprezzo ostentato e metodico: la fame non è più un’emergenza da combattere, ma un effetto collaterale da ignorare.

La vicenda, documentata da The Atlantic, non è un incidente. È una politica. Dopo lo scioglimento dell’Usaid e il trasferimento dei poteri a un dipartimento governato da Elon Musk, l’assistenza umanitaria americana è entrata in coma farmacologico: ordini fermi, personale ridotto, nessuna consegna. A deciderlo sono uomini come Jeremy Lewin, giovane burocrate senza esperienza, ma con il potere di affamare il mondo.

Nel frattempo, i costi del cinismo ricadono sui contribuenti: 130.000 dollari per distruggere il cibo che avrebbe potuto salvare vite. A Gaza, secondo stime interne, quel carico bastava per coprire una settimana di nutrizione di base a ogni bambino affamato. Invece si brucia. Letteralmente. Perché la carità, se non è ideologicamente compatibile, deve sparire.

Trump ha congelato gli aiuti anche per Afghanistan, Yemen e Pakistan. Ufficialmente per “non favorire il terrorismo”. Ufficiosamente perché la sofferenza dei poveri non è redditizia, né utile alla propaganda. E mentre i container si svuotano nei forni, l’America si libera anche del proprio alibi morale. Ora si può esportare la fame senza nemmeno fingere il contrario. A Gaza 600mila persone sono a rischio di morte imminente per la fame.