Le Lettere

La pace difficile

Giovedì (domani, ndr) cominceranno i negoziati diretti tra Russia e Ucraina in Turchia. Mi preoccupa il fatto che l’Europa sembra spingere per proseguire la guerra.
Ivano Manin
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Gentile lettore, in effetti europei e britannici, come scrivevo ieri, sono ormai una specie di Banda Bassotti dedita al raggiro. Al di là di questo, la strada del negoziato è piena di insidie. La Russia non può fare a meno, dopo 3 anni di guerra e ingenti perdite umane, di ottenere alcuni punti basilari. Li riassume bene l’americano John Mersheimer, uno dei più noti studiosi di geopolitica al mondo. In un’intervista al giornale svizzero Neue Zürcher Zeitung del 6 maggio dice che “la guerra è stata provocata dall’Occidente con l’espansione della Nato a est, il colpo di stato del 2014 a Kiev e gli inganni alla Russia attraverso gli Accordi di Minsk”. Poi spiega che “per arrivare alla pace è necessario considerare gli interessi di sicurezza della Russia. Per prima cosa l’Ucraina deve divenire neutrale. Significa che non può entrare nella Nato e che non ci possono essere garanzie di sicurezza dall’Occidente. In secondo luogo – continua Mersheimer – l’Ucraina deve accettare la perdita della Crimea e dei quattro oblast orientali, ora in gran parte controllati dalla Russia. Ucraina e Occidente devono accettare che quei territori diventino per sempre russi. Terzo, Mosca chiede una significativa smilitarizzazione dell’Ucraina, affinché non rappresenti una minaccia futura per la Russia. Senza tale garanzia di sicurezza per la Russia, non potrà esserci la pace”. È una visione lucida e obiettiva, quella che è mancata finora a Trump.