La Pedemontana a un vicolo cieco. Tra lavori a rilento, carrozzoni e costi alle stelle, per la Corte dei Conti il progetto non ha più senso

Per la Corte dei Conti il progetto della Pedemontana Veneta è irrealizzabile. Lavori a rilento, costi alle stelle, burocrazia killer e carrozzoni inutili.

Il progetto, come si sa, doveva unire il Trevigiano con il Vicentino. Una superstrada lunga 94 km che avrebbe consentito di liberare il Veneto dall’incubo del traffico, facilitando la circolazione merci verso l’Est europeo. Peccato, però, che per la Corte dei Conti il progetto della Pedemontana Veneta sia, in una sola parola, irrealizzabile. Per una varietà infinita di ragioni, a cominciare dal fatto che, scrivono i magistrati contabili, il “ricorso al partenariato pubblico-privato non solo non ha portato i vantaggi” sperati, ma ha reso “precaria ed incerta la fattibilità dell’opera stessa”. Insomma, un fallimento su tutta la linea, tanto che ora pure Cassa Depositi e Prestiti avanza pesanti dubbi sull’opera. Un problema non da poco, perché la Corte, riprendendo le parole della struttura commissariale della Pedemontana, ricorda che “la partecipazione della Cdp all’operazione finanziaria è fondamentale”. Ciò perché l’assenza sarebbe letta “dai mercati nazionali ed internazionali quale una bocciatura del progetto”. La Cdp, non a caso, ha commissionato uno studio interno sulla Pedemontana.

E che cosa emerge? Semplice: “i risultati sarebbero di molto peggiorativi rispetto alle stime alla base del piano economico-finanziario contrattuale”. Basta così? Certo che no. Come se non bastasse, un report è stato realizzato pure dalla Jp Morgan. E da qui emerge come gli scenari del traffico “si discostano di molto, al ribasso, sia in termini di dato iniziale che in termini di crescita rispetto alle stime poste a base di gara dal concedente”. Un dato, questo, che trova conferma anche nel dossier di Cdp, secondo cui “il ritorno economico e sociale associato al progetto […] risulta  notevolmente inferiore  rispetto ai livelli ritenuti accettabili dalla Bei (Banca Europea per gli Investimenti, ndr) per la finanziabilità di questo  tipo di interventi”. Insomma, un fallimento su tutta la linea.

Inutili doppioni – Ovviamente, però, la bocciatura sulla Pedemontana non riguarda solo e soltanto il partenariato pubblico-privato. Anche la scelta di creare una struttura commissariale ad hoc è stata totalmente fallimentare, tanto che la Corte parla di “incertezza sulla prosecuzione del commissariamento”, anche perché i costi della struttura commissariale  non fanno altro che “sovrapporsi a quelli degli organi ordinariamente deputati alle stesse funzioni”. Spese inutili, insomma, per oltre un milione di euro. Tanto, infatti, è costata la struttura. E a cosa ha portato? A nulla, considerando che, dati alla mano, i lavori sono fermi al 20%. E procedono ancora più a rilento, dato che i magistrati denunciano, nero su bianco, la “estrema lentezza dell’iter dell’opera”.

Risarcimenti fantasma – Ma la ciliegina sulla torta ancora deve arrivare. Perché ad essere stati gabbati sono anche tutti coloro che hanno ceduto le terre con la promessa di un risarcimento. Anche qui la Corte denunciano che numerose pratiche relative agli espropri ancora non sono state chiuse. Ed ecco allora  che, a fronte di un importo di indennità concordate pari a oltre 174 milioni, “sono stati pagati solo 43 milioni”. Per un’opera che  quasi certamente nemmeno si finirà.

Tw: @CarmineGazzanni