La pioggia fa scendere l’allarme smog. Ma il decalogo anti-inquinamento del Governo è piccolo piccolo. E senza misure vere torneremo presto in emergenza

La pioggia fa scendere l'allarme smog. Ma il decalogo anti-inquinamento del Governo è piccolo piccolo. E senza misure vere torneremo presto in emergenza

La pioggia ha fatto scendere il livello di smog nelle grandi città. Ma senza misure decisive è chiaro a tutti che presto sarà una nuova emergenza. Il piano Piano anti-smog annunciato dal Governo prima di capodanno è infatti piccolo piccolo. Previsti a mala pena 12 milioni di euro per i Comuni che hanno fatto sconti sui biglietti dei bus nei giorni scorsi. In caso di sforamento per più di 7 giorni consecutivi dei limiti di smog, si è deciso che le amministrazioni possono decidere di far abbassare le temperature del riscaldamento di 2 gradi negli uffici pubblici e nelle case, oltre a limitare la velocità di circolazione a 20 chilometri orari nei centri urbani. Possono, come detto. Perchè, almeno per ora, il “decalogo” (così è stato ribattezzato dallo stesso ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti) non avrà natura vincolante. Nessuna legge, dunque. Solo “consigli”. Più semplicemente.

GLI ALTRI PROVVEDIMENTI
Ma le tavole contengono al loro interno anche altre prescrizione. Si parla, ad esempio, anche di divieto di bruciatura di biomasse (per coloro che hanno metodi alternativi di riscaldamento) e “incentivi alla rottamazione delle auto più inquinanti”. Queste le misure, dunque, nel terzo ed ultimo giorno di blocco del traffico a Milano e targhe alterne a Roma, individuate dal Governo, insieme ai presidenti di Regioni e ai rappresentanti dell’Anci che, come annunciato già lunedì, si sono incontrati per discutere di un piano nazionale che “metta fine alla babele dei provvedimenti in materia di smog”, come ha ribadito ieri il ministro dell’Ambiente, per contrastare il superamento del limite di Pm10. Un “decalogo condiviso” anche dal punto di vista “scientifico” che però, ha precisato, “non ha alcun valore giuridico”. Nel medio periodo, le risorse programmate e disponibili contro lo smog nelle grandi città ammontano a 405 milioni di euro. Nel dettaglio, 35 sono per la mobilità sostenibile casa-scuola, casa-lavoro, car e bike sharing, pedibus (approvate con il collegato ambientale); 50 per la realizzazione di reti di ricarica elettrica (attraverso il Fondo Kyoto), 250 milioni per l’efficienza energetica in scuole, strutture sportive e condomini (attraverso il Fondo Kyoto), 70 milioni per riqualificazione degli edifici della pubblica amministrazione centrale.

RISCHIO BOLLA DI SAPONE
Eppure queste misure non bastano. Per il governatore dell’Emilia Romagna e presidente della Conferenza Regioni, Stefano Bonaccini, “è evidente che stiamo parlando di interventi emergenziali. Dall’altra parte – ha detto – abbiamo condizionato la firma” del protocollo sullo smog “di oggi alla necessaria condivisione di prevedere un fondo straordinario aggiuntivo, con una posta di bilancio certa, per incentivi alla rottamazione delle auto più inquinanti”. Una precisazione lanciata anche dalle associazioni ambientaliste come Legambiente, secondo cui “gli accordi funzionano se diventano norme di legge e individuano nuove risorse, altrimenti sono solo chiacchiere”. E se le porta via il vento. Tossico, peraltro. Come quello di Roma e Milano dove, nonostante blocco del traffico e targhe alterne, si sono mantenuti livelli di polveri sottili sopra il consentito.