La Plastic tax può essere dimezzata. Si tratta sui tagli alla Manovra. Possibili riduzioni delle microtasse già annunciate. E si andrà più leggeri anche sulle auto aziendali

L’ultima critica alla manovra è arrivata da Confindustria, che non ha apprezzato troppo le misure contro l’evasione fiscale, perché rischiano “di fornire risposte semplici e demagogiche”. Il nuovo terreno si è aperto proprio mentre il Governo stava provando a mettere un tappo alle polemiche sulla plastic tax, lavorando all’ipotesi di dimezzarla. Con gli approdi del decreto fiscale e della Manovra nelle aule del Parlamento, l’Esecutivo ha cominciato a mettere a punto le posizioni. Difenderà a oltranza le norme anti evasione e non farà concessioni agli alleati né sul taglio del cuneo fiscale né su quota cento.

Mentre sul giro di vite per le auto aziendali e sulla plastic tax i margini di movimento ci sono tutti. Anche sulla stretta anti abusi per gli appalti ci sono aperture. L’Ance, vale a dire i costruttori, ha sollevato dubbi al dl fisco, chiedendo la cancellazione di un disposizione “iniqua” sulle ritenute per appalti e subappalti che, stima, costerebbe alle sole imprese edili 250 milioni di euro all’anno. “Siamo pronti a dialogare con le associazioni di categoria e con il Parlamento per migliorare la norma”, ha risposto il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri.

Stessa linea sulla tassa per le auto aziendali. Inizialmente valeva per tutte, indiscriminatamente, poi è stata modulata, lasciandola com’era per quelle green. Sulla plastica, l’Esecutivo starebbe studiando la possibilità far scendere la tassa sugli imballaggi da un euro al chilo a una cifra oscillante fra i 40 e i 60 centesimi. Potrebbe anche restringere la gamma dei prodotti su cui applicarla o rinviare a luglio, invece che ad aprile, l’entrata in vigore della norma. L’ipotesi di discutere sul contenuto della plastic tax non sembra ostacolata dal M5S: “C’è stata un’apertura e riteniamo che questo orientamento sia da mantenere”, ha detto il sottosegretario a Palazzo Chigi, Riccardo Fraccaro.

La linea del Conte bis è questa: l’impianto della manovra non cambia, su alcune misure si può discutere, ma alla fine i conti devono tornare. Il ministro Gualtieri guarda con attenzione al passaggio parlamentare, confidando che in Aula si possano trovare accordi che migliorino gli aspetti più discussi: “Lo considero fisiologico e positivo”. La legge di Bilancio vale 30 miliardi: il solo stop all’aumento dell’Iva ne costa 23. E c’è un ricorso al deficit per oltre 16 miliardi. Un impianto che lascia prudente il commissario designato agli Affari Economici dell’Ue, Paolo Gentiloni: “L’Italia – ha detto – ha bisogno ancora di disciplina di bilancio, mi spiace ma è così”.

Dalla lotta all’evasione fiscale, inizialmente il governo pensava di poter recuperare 7 miliardi. Ora la stima, seppur “prudente” ha spiegato Gualtieri, è di 3 miliardi. Uno dei punti qualificanti è la spinta ai pagamenti digitali. Il governo, ha spiegato Gualtieri, sta lavorando a un protocollo di intesa con le banche “per la riduzione delle commissioni e l’eliminazione totale sotto una certa” cifra. Il complesso delle misure, però, non convince gli industriali. Contro l’evasione servono “strumenti vari e sofisticati”, ha scritto Confindustria in una relazione alla commissione finanze della Camera, o si rischia “di generare soluzioni inutili”.

Intanto, sia Italia Viva sia l’opposizione chiedono che in manovra entri anche il tema Ilva. Gualtieri ha assicurato che sarà fatto “tutto il possibile e il necessario per evitare quello che sarebbe un esito negativo drammatico”. Una misura in tema è il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali per le aree di crisi complessa, per i casi di cessazione e di risanamento annunciato ai sindacati