La Procura non crede ad Alfano e apre un’inchiesta

 

di Antonello Di Lella

Anche questa volta la toppa rischia di rivelarsi più grande del buco. Le rassicurazioni fornite in Aula dal ministro delll’Interno, Angelino Alfano, sull’assenza di una trattativa con la tifoseria organizzata del Napoli non convincono molto. “Non ci sono state lacune nel sistema di sicurezza”, ha affermato in Audizione alla Camera il responsabile del Viminale, “nessuna trattativa con gli ultrà. La partita si sarebbe svolta comunque anche per scongiurare rischi da deflusso”. Tanto per ribadire la linea portata avanti dall’esecutivo. A rovinare i piani del governo sono giunte, però, le motivazioni del giudice sportivo riguardanti le sanzioni inflitte a Napoli e Fiorentina, le due finaliste di Coppa Italia, e anche l’apertura di un’indagine della Procura di Roma volta a far luce su quanto accaduto sotto la curva occupata dai tifosi del Napoli: con l’obiettivo di chiarire se ci sia stata effettivamente una trattativa con loro. Il dialogo tra calciatori e ultrà è ormai innegabile anche negli atti. Perché scrive il giudice sportivo: “I sostenitori del Napoli intendevano invadere il campo qualora il capitano della loro squadra non si fosse recato sotto la curva per parlare con i capi degli ultras”. E Marek Hamsik, il capitano del Napoli, è di fatto andato sotto la curva a dialogare con il famigerato Genny ‘a Carogna. Nessuna invasione, regolare svolgimento della partita dopo il dialogo. Che sia chiaro, tutto ciù non dimostra nulla. Ma allo stesso tempo, sicuramente, fa scricchiolare la tesi portata avanti da Alfano. Continuando a scorrere le motivazioni della squalifica del campo del Napoli altri dubbi sorgono spontanei: “Un atteggiamento gravemente intimidatorio quello da parte dei tifosi organizzati del Napoli, una minaccia grave e credibile, di cui vennero evitate le possibili conseguenze per la sicurezza pubblica attuando il dialogo richiesto dagli ultras”. Ma la decisione di andare sotto la curva ha spiegato Alfano è stata presa dalla società del Napoli “col solo scopo di stemperare la tensione”. Ora a occuparsi della patata bollente ci sarà anche la Procura di Roma, a cui è stata inviata la relazione della Procura Federale. E con il ministro dell’Interno Alfano, che rischia di finire sottotiro nuovamente, e duramente, ancora una volta. Un pasticcio bello e buono che fa tornare il responsabile del Viminale nel mirino dopo la già nota brutta figura rimediata lo scorso anno con il caso Shalabayeva.

Sotto la curva
A questo punto i pm di Roma potrebbero decidere di sentire anche il capitano del Napoli, Marek Hamsik, e il famigerato Genny a’ Carogna. Sul tavolo della Procura con molta probabilità sono già finiti i verbali redatti dalla Procura federale della Federcalcio. Un rapporto che mette in evidenza le “frasi scottanti” al centro del dialogo tra il capo tifosi e il fuoriclasse del Napoli.
Una tesi che se trovasse conferme comporterebbe non poche grane per il governo che ieri con Alfano in Aula e ancor prima con il premier Matteo Renzi aveva negato nella maniera più assoluta la possibile trattativa con le frange del tifo organizzato. La fase è quella di indagine, quindi meglio non trarre conclusioni affrettate.
Ma l’entrata della Procura ha per il ministro tutti i caratteri di un tackle scivolato molto duro che rischia di cambiare gli equilibri della partita.

 Avanti le indagini
Il ministro è intervenuto anche sulle indagini in corso e sugli spari che hanno ferito gravemente il tifoso napoletano Ciro Esposito. “Si stanno svolgendo approfondimenti che chiariranno se De Santis abbia agito da solo, sono in corso ulteriori rilievi per l’uso dell’arma da fuoco a seguito del risultato non dirimente della prova stub”, ha spiegato Alfano, “a tale riguardo si sta valutando anche l’incidenza sull’esito di tale prova della probabile fabbricazione artigianale dei proiettili. Altre verifiche serviranno poi a chiarire se, come sembra, siano intervenute terze persone nel posizionamento dell’arma”. Sempre nella giornata di ieri il Questore di Roma ha spiegato che ha sparato una sola pistola, ponendo fine alle voci circolate nelle ore scorse della presenza di una seconda pistola sul luogo degli scontri. Ancora da chiarire con certezza chi sia stato ad azionare il grilletto.
Detto questo Alfano una certezza, però, ce l’ha: “A carico di Daniele De Santis (il principale indiziato, ndr) sono comunque emersi evidenti elementi di responsabilità per il ferimento dei tre supporter napoletani”.

Accordo per giocare, spunta il verbale che conferma la trattativa
di Alessandro Righi

Sotta sempre di più il verbale stilato da un collaboratore della Procura federale. A tirarlo fuori, nella giornata di ieri, La Gazzetta dello Sport: il quotidiano rosa ha così svelato il presunto accordo tra il capitano del Napoli, Marek Hamsik e il capo ultrà dei tifosi partenopei Gennaro De Tommaso, in arte Genny ‘a carogna. Hamsik sarebbe stato costretto ad andare a parlare con i propri tifosi. Per ricostruire la vicenda il quotidiano sportivo spiega come nella serata di sabato in tutta la curva azzurra si era diffusa la voce della morte di Ciro Esposito, il tifoso colpito da un colpo di pistola. E nonostante le varie rassicurazioni fornite dalla Digos a quel punto si era reso necessario rassicurare i tifosi che invece sapevano un’altra verità. Nel ricapitolare i fatti scrive La Gazzetta “qualcuno decide di portare la squadra sotto la curva”. Ed ecco che il capitano va a colloquiare con Genny ‘a carogna.

Il patto
Ed è proprio qui che viene il bello e la rivelazione davvero scottante. Cosa si sono detti i due? Hamsik avrebbe provato a rassicurare i tifosi sulle condizioni del ferito, ma il capo ultrà non fidandosi pienamente di quanto dettogli dal capitano è passato all’attacco mettendo in guardia Hamsik stesso. Qui sarebbe stato siglato “il patto” secondo la ricostruzione del quotidiano sportivo perché Hamsik sarebbe stato costretto a “metterci la faccia”, assumendosi la responsabilità di quanto dichiarato. Solo a quel punto sarebbe arrivato l’ok del capo ultrà per far giocare la partita con frasi riportate che fanno più o meno così: “Allora okay, ci metto la faccia anche io. Tanti tutti sappiamo chi siamo e dove siamo”. Solo a quel punto il fischio d’inizio. Per quello finale sull’intera vicenda c’è la sensanzione che ci sarà da attendere ancora molto a lungo.

La ricostruzione
Non sarà una conferma vera e propria, ma dalle motivazioni presentate ieri dal giudice sportivo (cha ha squalificato il campo del Napoli) emergono i risultati che il dialogo Hamsik-Genny ‘a carogna avrebbe prodotto: “Verso le ore 20.45  alcuni stewards avevano riferito ai collaboratori della Procura federale che i sostenitori del Napoli intendevano invadere il campo qualora il capitano della loro squadra non si fosse recato sotto la curva per parlare con i capi degli ultras. Il Vice Procuratore Ricciardi contattava il dott. Failla (responsabile O.P.) in quanto gli stewards addetti al settore erano allarmati dalle richieste dei tifosi napoletani. Dopo i colloqui intercorsi tra il dott. Failla e i dirigenti del Napoli, il capitano veniva scortato sotto la Curva Nord, ove rassicurava i tifosi, comunicando loro che l’incidente occorso ai tifosi rimasti feriti circa tre ore prima della gara non aveva alcun collegamento con ragioni di tifoserie e/o di Polizia”. Fatti messi a verbale che danno più forza anche allo scoop del quotidiano sportivo. E che fanno traballare quanto affermato, in tutte le salse, dai rappresentanti istituzionali, sulla negata trattativa con il tifo violento. E una dura bocciatura al dialogo con gli ultrà è arrivato anche dal presidente del Coni, Giovanni Malagò: “Chiamatela trattativa o dialogo, ma comunicazione c’è stata tra il capo tifoso e il capitano del Napoli. Cose del genere c’erano state anche in passato e questo io, da presidente del Coni, non lo posso accettare”.