di Angelo Perfetti
Tutto ciò è ingiustificabile perché nessuno può toglierci il diritto di lavorare’’. Così Celestino Daluiso, gestore di una catena di supermercati ‘Gm’ a Cerignola (Foggia), commenta, in una nota diffusa da Confesercenti, le minacce subite da un gruppo di facinorosi durante le manifestazioni di protesta dei Forconi, culminate nell’esplosione di una bomba carta dinanzi ad uno dei suoi punti vendita. Si sta avverando quanto avevamo anticipato nell’edizione di ieri. Il movimento dei forconi, nato come protesta spontanea, viene sitematicamente inquinato da chi, da sud a nord, ha interesse a cavalcare l’onda per destabilizzare. Le aggressioni ai commercianti – rei di provare a mantenere aperte le aziende in un momento in cui è possibile, nonostante la crisi, fare qualche utile buono anche a mantenere posti di lavoro – è la prova di una strategia che va oltre la pacifica protesta.
La presa di distanza
E se fino a oggi si poteva parlare di congetture giornalistiche, adesso la conferma viene dagli stessi rappresentanti dei forconi: “I veri Forconi si trovano in Sicilia dove la protesta in questo momento è pacifica. Purtroppo la nostra sigla viene associata a gruppi di teppisti ed eversivi con i quali non c’entriamo nulla. Ci dissociamo a gran voce dalla violenza in atto in altre parti del Paese”. Lo dice il leader dei Forconi, Mariano Ferro, non uno qualsiasi. Ferro spiega che “il movimento sceso in campo in origine comprendeva alcune sigle compresi i Forconi, raggruppate nel Coordinamento 9 dicembre. In una prima fase poteva anche farci piacere che la sigla dei Forconi fosse stata presa a simbolo dello sciopero – afferma Mariano Ferro – ma adesso la situazione è degenerata: i Forconi
respingono il tentativo di macchiare la propria sigla, dietro la quale c’è un movimento di agricoltori e autotrasportatori che da anni rivendica interventi da parte dei governi contro il disagio sociale provocato dalla crisi economica. Prendiamo le distanze dalle violenze in corso in alcune citta’ – aggiunge Ferro – Purtroppo nel movimento si sono infiltrate frange eversive, a cominciare da Forza Nuova. Non ci stiamo a passare per teppisti e delinquenti, quelli ci sono ma non siamo noi. Noi vogliamo solo che il governo ascolti quello che abbiamo da dire sui problemi che affliggono l’agricoltura, l’artigianato, i piccoli imprenditori”.
L’allarme degli 007
Il rischio di degenerazioni della protesta dei forconi era stato segnalato nei giorni scorsi dall’Aisi, in alcuni informative che mettevano in guardia soprattutto da possibili ‘infiltrazioni’ da parte di soggetti interessati ad alimentare il caos ed a compiere violenze. E, nelle ultime informative, ci sono anche avvisi su possibili atti
eclatanti da parte non necessariamente dalla confusa ‘galassia-forconi’, ma anche da singoli individui, ‘cani sciolti’ mossi da esasperazione o da progetti precisi. Il pensiero va allo scorso 28 aprile, quando Luigi Preiti sparo’ davanti a Palazzo Chigi ferendo due carabinieri. Si soffermerà anche sulle possibili evoluzioni di questo movimento di protesta il direttore dell’Aisi, generale Arturo Esposito, che questa mattina sara’ ascoltato dal Copasir. L’audizione era in calendario da tempo, ma ampio spazio sarà dedicato a quanto sta accadendo in questi giorni. “Abbiamo voluto – ha spiegato Rosa Calipari (Pd), componente del Comitato – che il direttore dell’Aisi venisse ad informarci sulla situazione perche’ il movimento dei Forconi può presentarsi per le sue caratteristiche a rischi di infiltrazioni e manipolazioni. Vedremo se l’intelligence ha segnali chiari in merito”.
I prossimi passi
Il Coordinamento 9 dicembre è al lavoro, “di intesa con le questure”, per organizzare una grande manifestazione la prossima settimana a Roma. “La nostra – ha urlato nella piazza di Genova – è legittima difesa. Questi parassiti se ne devono andare. Hanno violentato la Costituzione, stanno uccidendo la Repubblica e distruggendo le famiglie”. Tanti applausi quando ha lanciato il coro “a casa, a casa”. Calvani poi si e’ tolto qualche sassolino: “Mi accusano di aver detto che ci vuole un militare al potere – ha sibilato – mentre avevo dichiarato di fidarmi solo delle forze dell’ordine”. Quanto alle violenze, Calvani precisa: “Prendiamo le distanze, abbiamo chiesto scusa. Non siamo noi”.