La Raggi sgombera il campo rom. E Zingaretti vuol prendersi i meriti. Per la Regione, Castel Romano va liberato subito. Ma dimentica che la legge per il Covid lo impedisce

Come sempre, ai problemi ci deve mettere una pezza Virginia Raggi. È successo tante volte in passato ed è ricapitato anche per la vicenda del campo rom di Castel Romano per il quale la sindaca ha disposto lo sgombero, a fronte dell’immobilismo della Regione Lazio. Anzi peggio perché oltre a non aver mosso un dito, il governatore Nicola Zingaretti in questi tempi si è limitato a dire che l’insediamento deve essere sgomberato immediatamente dimenticandosi, però, che la legge stessa lo vieta a causa dell’emergenza Covid-19.

A denunciare tutto è il capogruppo e portavoce M5s, Giuliano Pacetti, che ha deciso di mettere i puntini sulle i spiegando a tutti la catena di errori e ritardi de La Pisana. “Proprio in merito all’emergenza dobbiamo ricordare a Zingaretti che la Regione Lazio, competente in materia sanitaria, non ha fatto nulla a Castel Romano durante il lockdown per la prevenzione” e così il Comune si è ritrovato da solo a gestire nel campo la prevenzione del contagio da coronavirus, “distribuendo dispositivi di protezione individuale e istruzioni multilingue sulle principali precauzioni da prendere per evitare il diffondersi dell’epidemia”.

MISURE CHE LATITANO. Immobilismo che non si è sbloccato nemmeno dopo il provvedimento di sgombero firmato dal Campidoglio che, ancora una volta, ha dovuto far tutto da sé. Così ieri sono iniziati i lavori di delimitazione e messa in sicurezza del campo al fine di prevenire azioni illecite come lo sversamento di rifiuti e la possibilità che questi vengano incendiati. Ben 70 agenti della Polizia Locale di Roma Capitale hanno dato il via ai controlli sui veicoli presenti e hanno rimosso numerose carcasse di automobili distrutte. “Va ricordato” spiega ancora Pacetti che “solo lo scorso anno sono state rimosse 120 vetture carbonizzate o semicarbonizzate”.

Ma c’è di più perché la Raggi, decisa a non lasciare nulla al caso, ha anche già stanziato i primi fondi necessari alla bonifica del campo, ossia mezzo milione di euro per la rimozione dei rifiuti, e ha predisposto un presidio fisso della Polizia Locale che, avvalendosi delle barriere new jersey poste all’ingresso del campo e tutto intorno, impediranno alle persone non autorizzate e non assegnatarie dei moduli nel campo di accedere e magari portare materiali da incendiare. Insomma una serie di iniziative che sono avvenute nel più totale silenzio da parte della Regione Lazio che è rimasta a guardare e che, forse, proprio sul tema delicato della gestione dei campi rom cerca di guadagnare qualche consenso con sparate roboanti.

SEMPRE SUL PEZZO. Ma queste non sono che le prime azioni messe in campo dall’Amministrazione capitolina. Già nei prossimi giorni, infatti, gli abitanti dell’insediamento, inserito all’interno della riserva naturale di Decima Malafede, potranno accedere ai benefici previsti dal Piano rom tramite la sottoscrizione del cosiddetto Patto di Responsabilità Solidale. Un accordo che prevede, in cambio di azioni collaborative da parte delle famiglie, l’aiuto del Comune nella ricerca di un alloggio alternativo e di un posto di lavoro così da riuscire a ripristinare la legalità. Del resto il tempo stringe, lo sgombero è programmato per settembre, e per questo la sindaca Raggi vuole minimizzare il più possibile i disagi a cui potrebbero incorrere le 28 famiglie residenti nel campo, scongiurando una nuova emergenza abitativa mentre la Regione resta alla finestra.