La Rai alla canna del gas

di Stefano Sansonetti

L’avviso relativo alla procedura di gara era stato spedito il 7 maggio del 2013. Quasi otto mesi dopo, per la precisione il 16 dicembre dell’anno scorso, è arrivato un altro avviso che informa che quella gara di appalto è finita nel nulla. Offerte irregolari e nessun vincitore. Volendo fare una battuta si potrebbe dire che la Rai adesso si trova alla canna del gas. Già, perché l’appalto in questione era stato predisposto proprio dall’azienda di viale Mazzini per acquistare una fornitura di gas naturale da 7,8 milioni di euro in due anni, che sarebbero potuti diventare 11,7 milioni con eventuali 12 mesi aggiuntivi. Peccato però che, nonostante siano giunte tre offerte, tutto si sia risolto in un nulla di fatto. Qualche giorno fa il gruppo televisivo, guidato dal direttore generale Luigi Gubitosi, ha pubblicato un avviso nel quale si spiega che “l’appalto non è stato aggiudicato per assenza di offerte valide, in quanto le offerte presentate non erano conformi alla lex specialis di gara e alla normativa qui richiamata e una è risultata anche anomala”. Linguaggio un po’ “burocratese”, il cui significato è che in sostanza non sono arrivate candidature conformi alle prescrizioni del disciplinare di gara e del capitolato tecnico. Insomma, 8 mesi di procedura gettata al vento.

Le critiche
Al punto che qualcuno, adesso, sta facendo osservare che la Rai avrebbe potuto far riferimento al sistema di appalti Consip per la fornitura di gas. La Consip altro non è che la società del ministero del Tesoro che cura l’approvvigionamento di beni e servizi per la pubblica amministrazione. Il suo obiettivo è proprio quelli di strappare consistenti risparmi per gli uffici pubblici. Ora, il gas naturale è una delle principali categorie merceologiche gestite dalla Consip, con tanto di operatori già individuati a cui la varie pubbliche amministrazioni possono far riferimento. Le società fornitrici scelte dopo una gara dalla spa del Tesoro, tanto per fornire qualche nome, sono Edison, Estra Energie, Energetic, Trenta e Multiutility. Insomma, perché la Rai, invece di avventurarsi in una procedura autonoma, non si è rivolta alla Consip come fanno altri enti pubblici o a partecipazione pubblica?

La normativa
Qui, purtroppo, entriamo nei meandri della normativa sugli obblighi di adesione alle convenzioni della Consip. In materia di gas naturale, come di altre categorie merceologiche, l’obbligo di aderire riguarda anche le società a partecipazione pubblica, a patto però che siano inserite nel conto economico consolidato individuato dall’Istat. All’interno di questa lista la Rai, controllata al 100% dal Tesoro, non c’è. Viale Mazzini, quindi, per la legge attualmente in vigore ha solo la facoltà di fare riferimento a convenzioni e accordi quadro perfezionati dalla Consip. Facoltà che, visto l’esito dell’appalto per il gas naturale, potrebbe essere esercitata un po’ più spesso.

La questione
La vicenda, però, non fa altro che introdurre il tema di tutte le società pubbliche che di fatto possono “eludere” gli appalti Consip. Nel conto economico consolidato dell’Istat, infatti, le società a partecipazione pubblica sono pochine. Ci sono Anas, Equitalia, Italia Lavoro e Coni Servizi, solo per limitarsi a quelle che grosso modo fanno capo al ministero dell’economia. Non compaiono invece società come Fs, Poste, Invitalia, Poligrafico e via dicendo. Tutte queste, in pratica, organizzano appalti per conto loro. Da qui l’ulteriore domanda: siamo sicuri che riescano a ottenere prezzi competitivi per le loro forniture? Chissà, magari il tema potrà finire sul tavolo del commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, e su quello del ministro dell’economia, Fabrizio Saccomanni.