La resa di Re Giorgio. Napolitano riconosce la sconfitta al referendum: “col No ho perso anche io pure. Ora tornerò a studiare”. E riconosce le colpe dell’amico Renzi

Re Giorgio Napolitano ha riconosciuto di essere uno degli sconfitti del referendum costituzionale. E poi passa ad analizzare le colpe del "suo" Renzi.

Perlomeno non si potrà dire che Re Giorgio Napolitano non sia onesto. L’ex presidente della Repubblica ha infatti riconosciuto di essere uno degli sconfitti del referendum costituzionale, in un’intervista rilasciata al Messaggero.

Quel No, insomma, ha colpito anche Giorgio Napolitano, ispiratore delle riforme portate avanti dal Governo Renzi. “Non mi nascondo dietro un dito. Aver visto fallire, lo scorso 4 dicembre, il terzo o quarto tentativo di riforma è certamente stata una sconfitta anche per me”. Una sconfitta che, secondo Napolitano, è frutto di come è stata condotta la campagna elettorale, non solo ma anche per responsabilità di Matteo Renzi: “È partita male, innanzitutto da un preannuncio clamoroso di No che ha caratterizzato il documento firmato da 56 studiosi. Si è rapidamente innescata una contrapposizione con molti schematismi e con crescente virulenza. La personalizzazione e politicizzazione del confronto ad opera dell’allora presidente del Consiglio si è subito trovata di fronte a una personalizzazione alla rovescia da parte delle più variegate opposizioni. Che a un obiettivo di vittoria politica per Renzi e per il governo, opponevano l’obiettivo di una traumatica sconfitta del presidente del Consiglio”.

Un altro errore, prosegue Napolitano, è legato al famigerato combinato disposto della riforma costituzionale con l’Italicum. Il presidente emerito analizza con durezza gli errori di Renzi, pur riconoscendo “il faticoso impegno di tre anni” del premier e ribadendo il giudizio positivo sulle sue qualità. “Si sono fatti, non solo da parte mia, molti tentativi per allentare una tensione sempre più politica e sempre meno attenta al contenuto e al significato della riforma. E non sono mancati, da parte del presidente del Consiglio, riconoscimenti dell’errore compiuto e impegni a modificare l’approccio seguito. Ma tutto troppo lentamente, non in modo conseguente, e troppo tardi”.

Secondo Napolitano la riforma costituzionale avrebbe permesso alle istituzioni di fare “grandi passi avanti, liberandoci da storiche debolezze”. Il futuro non promette nuove occasioni in tempi brevi. Ma non sarà più un problema di Napolitano che, dice, “conto di dedicarmi piuttosto a testimonianze e riflessioni di carattere storico e culturale”.