Se siete stati uno di quei 18 milioni di italiani che nella dichiarazione dei redditi del 2024 hanno destinato il 5 per mille delle proprie imposte a organizzazioni ed enti che svolgono attività di utilità sociale, sappiate che non tuti i vostri soldi sono arrivati a destinazione.
Infatti pochi sanno che sulla somma complessiva raccolta ogni anno e destinata agli enti no profit da sempre esiste un tetto fissato dallo Stato, il quale stabilisce un limite massimo alle risorse che possono essere effettivamente distribuite (attualmente 525 milioni di euro). Così, se le scelte complessive dei cittadini superano la soglia prefissata, la quota eccedente quei 525 milioni, resta nelle casse dello Stato e non può essere devoluta agli enti beneficiari.
Mai arrivati 79 milioni
Per dirla in soldoni, solo per l’anno fiscale 2024, i cittadini che hanno firmato per il 5 per mille sono stati 18 milioni, per un totale di 603,9 milioni di euro destinati a enti del Terzo settore. Tuttavia, a causa del tetto, 79 milioni di questa somma non arriveranno mai agli enti beneficiari. A conti fatti, il contributo effettivo per quell’anno è stato del 4,3 per mille, tutti soldi che il Terzo settore avrebbe usato per borse di studio, programmi sociali, assistenza ecc…
Ovviare a un’ingiustizia
Per ovviare a questa manifesta ingiustizia – se fosse un privato e non lo Stato, a pubblicizzare una campagna nella quale afferma di usare il 5 per mille delle donazioni per uno scopo, mentre ne incamera una parte per altro, si tratterebbe di truffa – è partita la campagna “5 per mille, ma per davvero”. A promuoverla 66 tra le principali organizzazioni del Terzo settore (tra le quali Airc, Emergency, Telethon, Greenpeace, Libera ecc…), guidate dal periodico del non profit, Vita.
Si tratta di un appello alle istituzioni affinché venga eliminato quell’ingiusto tetto che limita la piena destinazione agli enti beneficiari dei fondi che i cittadini scelgono di devolvere, restituendo coerenza e trasparenza a uno strumento fondamentale di partecipazione e solidarietà.
L’appello a Meloni
“Il 5 per mille è una delle più autentiche espressioni di democrazia fiscale e partecipazione civica”, spiega Stefano Arduini, direttore di Vita e portavoce della campagna, “Ma oggi, a causa del tetto imposto, ciò che arriva davvero agli enti è solo un 4,3 per mille: un segnale che rischia di minare la fiducia dei cittadini e la capacità del Terzo settore di generare impatto sociale. Assieme alle associazioni del Terzo settore chiediamo al Presidente del Consiglio, al Governo e al Parlamento di ascoltare questo appello e di restituire al 5 per mille la sua funzione originaria, eliminando il tetto e permettendo che ogni scelta sia rispettata fino in fondo”.
Il Terzo settore italiano è oggi una componente fondamentale della crescita e della coesione sociale, con un valore economico di 84 miliardi di euro, pari al 4,4% del PIL. Secondo dati ISTAT del 2022 inoltre, sono oltre 360.000 gli enti attivi, oltre 910.000 i lavoratori dipendenti e 4,6 milioni i volontari.