La Roma-Pescara non è a rischio. Ma intanto Toto batte cassa. La Strada dei Parchi diffida il ministero dei trasporti. Chiesti 192 milioni entro 5 giorni

Lo Stato usato come un bancomat. Un’abitudine per chi ha la gestione delle infrastrutture pubbliche

Non c’è pericolo, ma se lo Stato non sgancia 192 milioni ecco che tutto improvvisamente diventa pericoloso. La Strada dei Parchi, concessionaria delle autostrade A24 e A25 (Roma-Pescara e Roma-Teramo), ha diffidato il ministero dei Trasporti a sbloccare la somma necessaria per mettere in sicurezza i viadotti dell’infrastruttura, in molti punti usurati e apparentemente in condizioni terribili.

Un aut-aut di fronte al quale la società che fa capo al gruppo imprenditoriale Toto si è autoassolto da qualunque responsabilità. “Ci siamo espressi chiaramente perché non condividiamo l’allarmismo e vogliamo tutelare gli utenti dell’A24-A25”, ha detto Mauro Fabris, vicepresidente della concessionaria al centro di numerose denunce televisive e della stessa preoccupazione del ministro Danilo Toninelli. Per Fabris la Strada dei Parchi è sicura, a patto però di considerare che il 60% delle infrastrutture in Italia non è a norma antisismica. Di qui un gesto che punta a sbloccare i decreti con cui si autorizza la spesa. La società concessionaria abruzzese deve quindi sfidare la coerenza, sostenendo da una parte che i pilastri ammalorati da cui si staccano sfoglie di cemento o si vede qualche trave di ferro arrugginita non sono un problema, dato che nei piloni ci sono 400 di quei ferri, mentre dall’altra parte chiede i soldi per eliminare questa situazione.

CRESCE LA PAURA – Nel frattempo gli automobilisti hanno paura e chi si mette in viaggio prega di non fare la fine di Genova. Anche perché la zona su cui passano queste autostrade ha subito soprattutto negli ultimi anni molti terremoti e di cantieri per la messa in sicurezza antisismica se ne sono visti pochi. Su questo ulteriore rischio il Gruppo controllato dalla famiglia Toto si muove da anni, cercando di attingere a fondi anche europei, che potrebbero far partire cantieri per tre miliardi. Tra burocrazia – e adesso una dilagante avversione verso i concessionari privati – nulla si è mosso. Un fatto ridicolo, l’ha definito ieri l’ex capo della Protezione civile, Guido Bertolaso. “È una questione di burocrazia, le risorse ci sono”, ha detto l’uomo delle emergenze all’epoca dei Governi Berlusconi, commentando ai microfoni di “6 su Radio 1” l’allarme lanciato dal Ministro Toninelli. “Le autostrade italiane sono una miniera d’oro per lo Stato e per i concessionari che le utilizzano in nome e per conto dello Stato – ha spiegato Bertolaso. Andare a dire che non ci sono i soldi per mettere in sicurezza un ponte è semplicemente ridicolo. Basta evitare che una parte degli introiti finisca nelle casse dello Stato per pagare tante altre cose e destinarli invece a garanzia della sicurezza di chi attraversa le nostre autostrade. Perchè sappiamo – ha detto – che i soldi che noi paghiamo ai caselli autostradali non vanno alla sicurezza di quello che stiamo percorrendo ma alle casse dello Stato per fare altro”.