La Romagna annega nel fango. A Roma litigano sul commissario

L'ignobile balletto politico intorno alla nomina del commissario per le alluvioni in Emilia-Romagna registra l’ennesima puntata.

La Romagna annega nel fango. A Roma litigano sul commissario

L’ignobile balletto politico intorno alla nomina del commissario per le alluvioni in Emilia-Romagna registra l’ennesima puntata. Si parte con l’intervista di ieri del presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini (Pd) che ripete che “il tema non è il nome”: “Io spero solo che chiunque scelgano non lo facciano per questioni di consenso senza tenere conto delle urgenze. Sarebbe deprimente. Io ora mi occupo di fare l’amministratore.

L’ignobile balletto politico intorno alla nomina del commissario per le alluvioni in Emilia-Romagna registra l’ennesima puntata

La politica è la mia vita, ma ci sono momenti in cui bisogna metterla da parte e darsi da fare senza tenere conto delle bandiere. Nell’emergenza lo schema politico salta. Io, l’ho già detto, spero solo che il commissario, chiunque sarà, non pensi di poter gestire questa situazione al telefono da Roma. Perché rallenterebbe tutto. Senza un confronto e una collaborazione serrata con gli amministratori di qui, sindaci in primis, la situazione non si risolve”, spiega Bonaccini a Repubblica. Il tema non è il nome ma è un attorcigliarsi continuo intorno al nome.

Giorgia Meloni non ha nascosto il suo fastidio sul dibattito che si è innescato, non mancando l’occasione di accusare i giornalisti di fomentare il chiacchiericcio e dimenticandosi che siano stati proprio i suoi presidenti di Regione (dal presidente della Calabria Occhiuto al veneto Zaia passando per il ligure Toti) a prendere posizione in favore di Bonaccini. “Non mi posso autonominare commissario, né mi interessa quale sarà il mio ruolo.

Ma la cosa certa è che in qualsiasi veste ho sempre dimostrato che ci metto sempre la determinazione per fare ciò che serve a questa terra”, ha detto ieri il presidente della Regione Emilia Romagna, intervenendo alla trasmissione di La7 L’Aria che tira. “Io ci sono e ci sarò finché non avremo ricostruito tutto indipendentemente dal mio ruolo – ha detto Bonaccini -. È il governo che deve decidere cosa fare”.

A stopparlo ci ha pensato subito il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri: “Ha ragione Giorgia Meloni quando dice che la questione del Commissario verrà affrontata a tempo debito. In questi giorni – dice Gasparri – il presidente della Regione Emilia Romagna Bonaccini ha ringraziato pubblicamente per aver avuto la possibilità di incontrare la premier Giorgia Meloni e i ministri competenti a Palazzo Chigi per discutere le azioni da adottare nei territorio colpiti dall’alluvione. Poi, sulla base di diverse valutazioni, sarà il governo stesso a decidere se il Commissario dovrà essere Bonaccini oppure un’altra figura nazionale. Dipenderà dall’entità dell’emergenza”.

Ieri il capogruppo di Fratelli d’Italia Foti ha rilanciato l’accusa contro il presidente dell’Emilia Romagna di non essere riuscito a spendere i fondi del Ministero alle Infrastrtture per la messa in sicurezza dei corsi d’acqua esondati in questi giorni. Dura la reazione del Pd che in una nota congiunta di Marco Simiani, capogruppo Pd in Commissione Ambiente e Virginio Merola Capogruppo Pd in Commissione Finanze di Montecitorio intima alla maggioranza di “gettare discredito sull’operato del governatore Bonaccini: la sua regione, secondo i dati Ispra, visto l’ultimo rapporto del ReNDiS, con 4,4 anni, è infatti la prima, nelle regioni del nord in Italia per i tempi di l’attuazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, a dispetto del Veneto che è l’ultima con 6,8 anni.

Le fake news, in questo contesto, rilanciate dal Capogruppo di Fdi Foti a Montecitorio su presunte inadempienze, si commentano da sole e hanno come unico scopo quello di giustificare i ritardi del governo sulla nomina del Commissario”, scrivono. Il problema politico di fondo è che Bonaccini insiste, anche nelle sue ultime interviste, a contrapporre l’ambientalismo al lavoro come un Feltri qualsiasi. Parlando dell’obiettivo i consumo di suolo a saldo zero a Repubblica Bonaccini ha risposto che “ci si può anche ragionare. Purché si tenga conto che questa regione, da poverissima che era nel primo dopoguerra, è diventata ricca. E che ha il tasso di disoccupazione più basso del Paese. Oltre ad avere il numero più alto di studenti universitari. E livelli altissimi di welfare.

Insomma che non si commetta l’errore di mettere in contrapposizione ambiente e lavoro, perché sarebbe uno sbaglio madornale”, spiega il presidente. Dare per scontato che solo il nuovo cemento possa essere motore dell’economia è un’idea miope e superata da anni ma sopratutto è un’idea considerata vecchia e sbagliata nella gran parte dei partiti socialdemocratici europei.

Il nocciolo politico della questione (vale a destra e a sinistra) è che non c’è più tempo per le promesse di una classe dirigente che sul consumo di suolo e sulla coscienza ambientalista ha già fallito. Le alluvioni recenti e quelli che verranno sono la plastica dimostrazione di un allarme che richiede una svolta di uomini, di pratiche e di idee. E il balletto sul commissario mentre i romagnoli faticano a ripulirsi dal fango è solo l’ennesimo dibattito fuori fuoco.