Il caso è chiuso. Ma non troppo. Il presidente del Senato ed esponente di Fratelli d’Italia, Ignazio La Russa, ritorna sulla vicenda di Francesco Saverio Garofani e sul presunto complotto contro il governo Meloni messo in piedi dal consigliere del Quirinale. E riapre il caso. “Che Meloni non c’entrasse niente era del tutto evidente. Si parla di un Consigliere che in ambiente di tifosi, a ruota libera, si è lasciato andare improvvidamente a tutta una serie di valutazioni sul governo, su Meloni”, ha detto il presidente del Senato, intervenendo all’evento Italia Direzione Nord in Triennale, a Milano. “Se lo dice un consigliere del presidente della Repubblica non si può addossare questo pensiero al presidente, ma una critica a questo consigliere è assolutamente legittima, soprattutto se gli è stata chiesta una smentita e lui ha detto ‘si trattava di chiacchiere di amici’. Fosse stato uno di destra oggi lo vedremo appeso ai lampioni di qualche città o cattolicamente crocifisso”, ha aggiunto.
La richiesta di La Russa su Garofani: si dimetta
“Si tratta dei suoi personali desideri, che non sono degni di uno che fa il Consigliere del Presidente”, ha concluso. Per poi affondare il colpo. Garofani “è il segretario del Consiglio supremo di Difesa, quello che si deve occupare della difesa nazionale. Credo che forse è meglio che quel ruolo lo lasci a qualcun altro”. Parole che riaccendono la polemica. “Questo attacco al Quirinale è veramente al di là del bene e del male. Se c’è qualcuno che dovrebbe riflettere sul ruolo che svolge, sull’opportunità che lo svolga in questi termini, questo è Ignazio La Russa”, ha detto il senatore del Pd, Walter Verini.
“Le parole del presidente La Russa, seconda carica dello Stato, rappresentano un attacco e una pressione indebita nei confronti del Quirinale e confermano che la destra ha come obiettivo la delegittimazione del Presidente della Repubblica”, ha incalzato da Avs Angelo Bonelli. “La Russa oggi ha attaccato il Quirinale perché la destra di questo Paese vuole demolire l’istituzione garante della nostra Costituzione e, sulle sue ceneri, ipotecare l’indicazione del nuovo Presidente con una riforma in chiave presidenzialista”, ha concluso Bonelli.
La marcia indietro di La Russa: mai chieste le dimissioni di Garofani
Insomma un vespaio di polemiche tanto che La Russa è costretto a intervenire con una nota per una marcia indietro. “Spiace che avere risposto a una domanda sul Consigliere Garofani possa pensare di far riaprire un caso che, anche io, come Giorgia Meloni, considero chiuso e sul quale ho espresso personalmente sin dal primo minuto, piena solidarietà al Presidente Mattarella. Certo, ho detto, forse in maniera troppo sincera, che Garofani potrebbe essere imbarazzato a svolgere il ruolo non di Consigliere ma di Segretario del Comitato Supremo di Difesa. Ma non tocca a me chiedere le sue dimissioni e nemmeno l’ho fatto”, ha dichiarato La Russa.
Meloni aveva chiuso il caso il giorno prima
Appena il giorno prima Meloni aveva dichiarato il caso chiuso. “Ho parlato direttamente con il presidente della Repubblica, ho chiarito tutta la questione. Approfitto per ribadire l’ottimo rapporto che da sempre ho con il presidente Mattarella. Non penso sia il caso di tornare su questa vicenda”, aveva detto la premier. Ma non aveva risposto rispetto alla seconda parte del quesito, ovvero sulle dimissioni del consigliere auspicate da diversi esponenti del centrodestra.
Di certo, per la premier sono state “istituzionalmente e politicamente inopportune le parole pronunciate in un contesto pubblico” da Garofani, e lo ha detto chiaramente anche al capo dello Stato nell’incontro al Colle di mercoledì. Un faccia a faccia voluto per chiudere uno scontro istituzionale deflagrato anche per il comunicato di Galeazzo Bignami, capogruppo di FdI alla Camera, che secondo il Quirinale sconfinava “nel ridicolo”. “No, non ero a conoscenza della sua nota – ha assicurato Meloni -, anche se io continuo a ritenere, come vi ho già detto, che la nota in realtà servisse proprio a fugare i dubbi dal Quirinale, non a concentrare l’attenzione sul Quirinale”.