di Gaetano Pedullà
Chiamate Montalbano, sta per avvenire un omicidio. Chi ammazzano? La politica. Chi è l’assassino? Cercate al Quirinale e Palazzo Chigi. Il movente? Governare, anche a costo di stirare la Costituzione più di una fisarmonica. Anche a costo di guidare un governo sostenuto da partiti che hanno stravolto il mandato ricevuto dagli elettori. O qualcuno pensa davvero che chi ha votato Pdl voleva dare il suo consenso al governo Letta? O chi ha votato Pd rivoterebbe per l’inciucio con Berlusconi? Dunque si uccida la politica. A cominciare dai partiti, per la verità già agonizzanti per conto loro. Partiti che non si ammazzano tagliando il finanziamento pubblico, ma svuotandoli di ogni ruolo. L’ultima trovata è l’estensione del metodo Napolitano alla riforma della Costituzione. Così come aveva fatto il Capo dello Stato per guadagnare qualche giorno e arrivare alla rielezione al Quirinale, anche il premier si inventa adesso una commissione di saggi. Personalità trasversali, studiosi, liberi pensatori, che dovranno aiutare nel percorso di riforma della Carta. Trentacinque “eletti” che gli italiani non hanno potuto eleggere. Una commissione trasversale (da Ainis a Frattini, da Onida a Panebianco e Violante) che rappresenta se stessa, chiamata da un Palazzo che anziché aprirsi alla rete, ai cittadini, alla realtà, si trincera ancora di più al suo interno. Con risvolti paradossali, come affidare la riscrittura della Costituzione a uomini che fino a ieri definivano la nostra Carta “la più bella del mondo”, intoccabile e inviolabile. Ai partiti e ai parlamentari della maggioranza, ridotti a molto meno dei peones della Prima Repubblica, l’obbligo del silenzio. Ci sono i saggi. Premessero il pulsantino sui loro scranni e si accontentassero di incassare un botto di stipendio al mese. La democrazia, come espressione del popolo, e non come slogan di facciata, può attendere. Prima vengono i saggi. La saggicrazia. L’ultima porcheria.