La scuola cade a pezzi e i soldi restano nel cassetto

di Carmine Gazzanni

Gli istituti scolastici continuano a cadere a pezzi e a rischiare sono bambini e insegnanti. Esattamente come l’anno scorso, quando si sono sfiorate ben 36 tragedie connesse allo stato delle scuole. È questo l’allarme lanciato da Cittadinanzattiva nel XII Rapporto su sicurezza, qualità ed accessibilità a scuola, in cui viene disegnato un quadro a dir poco preoccupante: 4 edifici su 10 hanno una manutenzione carente e addirittura più del 70% degli istituti presenta lesioni strutturali che, in 1 caso su 3, non vengono nemmeno sanate. Ma non è finita qui: oltre la metà degli edifici si trova in zone a rischio sismico (65% dei casi) e 1 su 4 in zone a rischio idrogeologico (24%). Per non parlare, poi, dei rifornimenti: nel 40% dei bagni manca la carta igienica, nel 44% il sapone, nel 66 gli asciugamani e gli scopini per il wc. Dimenticati, poi, i disabili: non mancano edifici sì provvisti di ascensori ma non funzionante, mentre in altri casi non è abbastanza largo da permettere l’ingresso di una carrozzina.

SUD DIMENTICATO
Non è un caso allora che il governo Renzi abbia messo proprio l’edilizia scolastica tra uno dei punti centrali del suo programma. Trentasei milioni già sono stati assegnati ma, come rivelato già dal nostro giornale (LaNotizia del 30 maggio 2014) e come sottolineato anche da Cittadinanzattiva ieri, ci sono pesanti dubbi sul sistema di assegnazione, dato che la maggior parte dei soldi sono finiti al Nord (17,6 milioni) e al Centro (17,1), mentre, al Sud arriveranno solo 2 milioni. Il problema nascerebbe dalla negligenza di alcuni comuni che non hanno segnalato al Miur le strutture fatiscenti dei loro territori. Ecco perché, come dichiarato anche dalla coordinatrice dell’associazione scuola Adriana Bizzarri, “occorre trovare altre fonti di finanziamento” ed “eliminare situazioni di spreco”.

I SONNI DEL GOVERNO
I soldi, in realtà, ci sono. Ma il rischio è che si perda l’ennesima occasione di usarli immediatamente e in modo saggio. Grazie ad un emendamento alla legge di stabilità, infatti, da quest’anno la quota dell’8×1000 destinata allo Stato può essere assegnata, su richiesta degli enti locali, anche per finanziare l’edilizia scolastica. Ma, ecco il punto, nella norma si chiariva la necessità che il governo emanasse un decreto attuativo, arrivato soltanto a luglio. Dopo ben otto mesi, dunque. Ma non è finita qui. L’esecutivo, infatti, ha rigirato nuovamente la palla: il documento necessita dell’esame delle Commissioni Bilancio di Camera e Senato prima di poter procedere alla pubblicazione definitiva. Commissioni, però, che ancora non si sono nemmeno incontrate. Ed ecco il punto: gli enti pubblici che vogliono fare richiesta per interventi di edilizia scolastica finanziati attraverso i fondi dell’8×1000 devono fare domanda entro il 30 settembre. In pratica, tra dieci giorni. Il rischio, insomma, è che si decida per l’ennesima proroga. Le scuole, a pezzi, possono attendere.