La sentenza sull’Italicum ha tempi lunghi. La Consulta emetterà il verdetto domani all’ora di pranzo

La sentenza della Consulta non arriverà oggi, come già in parte trapelato: il verdetto arriverà domani tra le ore 12 e le 13.

Le voci erano cominciate a circolare nel Transatlantico di Montecitorio già all’ora di pranzo. “Vedrete che alla fine la sentenza della Corte costituzionale sull’Italicum slitterà a domani”, ripetevano i deputati di tutti gli schieramenti parlando con i giornalisti. E così è stato. L’annuncio ufficiale è stato dato poco dopo le 17 quando, al termine dell’udienza pubblica e poco dopo l’inizio della Camera di Consiglio, il segretario generale della Corte Carlo Visconti ha comunicato che la decisione dei giudici arriverà fra le 13 e le 13.30 di domani. Per definire le sorti della legge elettorale, insomma, la Consulta ha preso altro tempo, quasi non fosse bastato il rinvio dell’udienza prevista per il 4 ottobre scorso. La mattinata si è aperta alle 9.30: dopo aver ritenuto inammissibile l’intervento del Codacons perché tardivo, il presidente Paolo Grossi ha dato il via alla seconda parte della seduta dedicata alle questioni di merito. Al termine della relazione del relatore Nicolò Zanon la parola è passata agli avvocati anti-Italicum, a cominciare da Vincenzo Palumbo. Poi è toccato a Felice Besostri, che ha chiesto ai giudici di valutare le modalità di approvazione dell’Italicum, avvenuta col voto di fiducia. “Se le prossime elezioni dovessero essere fatte con una legge incostituzionale – ha spiegato il legale – la democrazia sarebbe in pericolo”.

Dal canto suo l’avvocato generale dello Stato Massimo Massella Ducci Teri, che insieme al collega Paolo Grosso ha rappresentato la presidenza del Consiglio, ha chiesto alla Corte di confermare la “legittimità” delle previsioni contenute nell’Italicum, rilevando il “rispetto dei principi di ragionevolezza e proporzionalità” della legge elettorale. Sul premio di maggioranza e la soglia del 40%, Massella ha affermato che “è arduo definirlo irragionevole”, mentre sul ballottaggio ha osservato che “nessuna norma impedisce il ricorso a un tale sistema, già presente nel nostro ordinamento e utilizzato anche in altri Paesi”. Quanto all’omogeneità dei sistemi elettorali per Montecitorio e Palazzo Madama “l’auspicio è legittimo e il Parlamento potrà perseguirlo in ogni momento”. Non solo. L’altro tema toccato è stato quello dei capilista. “Non ho trovato alcuna parte della Costituzione che impedisca a un candidato di essere presente in più collegi”, ecco perché “chiedo che venga proclamata la inammissibilità o la infondatezza delle questioni sollevate”, ha concluso.

Dal tipo di sentenza che la Consulta partorirà dipenderanno anche le sorti della legislatura. In caso di sentenza “auto applicativa”, i giudici consegnerebbero nelle mani del Parlamento una legge immediatamente applicabile. Se, al contrario, la Corte dovesse dare delle semplici “indicazioni”, la palla passerebbe alle Camere, con il rischio che i tempi si dilatino vista le distanze di vedute fra i partiti. Dal canto suo, l’ex premier e segretario del Pd Matteo Renzi ha fatto filtrare l’auspicio che i giudici non tocchino il premio di maggioranza, magari “sacrificando” ballottaggio e candidature multiple. Staremo a vedere.