Letta torna da Bruxelles con 1,5 miliardi per il lavoro ma è un pannicello caldo

di Vittorio Pezzuto

Enrico Letta torna da Bruxelles con un’aspirina che rischia di servire poco alla cura della nostra economia. Dal fondo europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile arriveranno infatti all’Italia un miliardo e mezzo di euro. «Adesso sta alle imprese, che non hanno più alibi» ha dichiarato soddisfatto il premier, che ha spiegato: «Possono assumere giovani con una forte defiscalizzazione, ovviamente a tempo indeterminato». Il Pdl non condivide però il suo ottimismo e insiste nel pressing al governo. Dopo aver promosso e fatto approvare all’unanimità dalla Commissione Finanze la mozione che ha poi ‘costretto’ il governo a tagliare gli artigli di Equitalia, Daniele Capezzone indica adesso all’esecutivo la strada migliore per provocare quel benefico shock per favorire una ripresa del ciclo economico e avviare il superamento della fase recessiva dell’economia italiana di cui due giorni or sono ha spiegato l’urgenza in un’intervista concessa a La Notizia. Ieri ha infatti depositato una mozione che, se approvata, impegnerebbe il governo a pagare entro l’anno tutti i 40 miliardi di euro di debito della Pa alle imprese, così massimizzando e accelerando gli effetti positivi sul Pil determinati dalle norme contenute nel decreto-legge n. 35 del 2013, varato a suo tempo da Monti e approvato dalle Camere. Spalmare l’erogazione di queste risorse anche sul 2014 non servirebbe infatti a risolvere la crisi di liquidità di cui soffrono le imprese, il collasso degli investimenti privati, la riduzione dei consumi, l’esplosione delle sofferenze bancarie e la riduzione nella disponibilità di credito nei confronti delle imprese e delle famiglie. Nel testo si ricorda come – per sostenere un livello di investimenti da parte delle imprese nei prossimi cinque anni che consenta di invertire tale tendenza recessiva – sarebbe necessaria un’iniezione di nuovi finanziamenti nel sistema economico compresa tra 90 e 190 miliardi di euro. L’incremento massiccio di liquidità deve tuttavia fare i conti con fenomeni diversi, tra i quali la stessa difficoltà del sistema bancario nella necessaria attività di funding, specie sui mercati internazionali, unito a un suo atteggiamento conservativo nell’erogazione del credito legato anche a ragioni di natura regolatoria e sovranazionale nonché con le ristrettezze in cui si trova la finanza pubblica, strettamente vincolata dai limiti imposti dal Patto di stabilità europeo e dal Fiscal Compact. Per tutti questi motivi, la mozione di Capezzone impegna il governo a «concentrare nel secondo semestre 2013 tutte le risorse disponibili a tal fine stanziate anche per il 2014, fino ad esaurimento dello stock di debiti in essere». Un’accelerazione che non inciderebbe sul quadro di medio termine di finanza pubblica concordato in sede europea ma che determinerebbe «un positivo effetto sugli andamenti dell’economia reale, in modo da rendere meno stringente lo stesso vincolo finanziario, anche attraverso la riprogrammazione delle restituzioni e rimborsi di imposte» prevista sempre dallo stesso decreto, così «realizzando in tempi brevi la necessaria interlocuzione in merito con gli organismi dell’Unione europea al fine di fare in modo che tale operazione sia considerata compatibile con i vincoli di bilancio europei». Il testo impegna inoltre il governo a prevedere subito «ulteriori possibili forme di finanziamento da parte del sistema bancario e delle società di factoring (controllate dalle stesse banche e specializzate nella cessione dei crediti, ndr.), da attivare mediante semplice concessione di garanzia da parte dello Stato su debiti certi, esigibili e ormai definitivamente accertati dalle procedure messe in essere».

Brunetta incalza Saccomanni
Nel frattempo il presidente dei deputati del Pdl Renato Brunetta, che della mozione Capezzone è cofirmatario, ha nuovamente incalzato il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni: «Due soli giorni al D-day della certificazione dei crediti vantati dalle aziende nei confronti della Pa. Time’s over: come dicono gli inglesi. Lunedì prossimo le aziende dovrebbero conoscere il loro destino. Dovrebbero: ma due soli giorni, peraltro festivi, non inducono all’ottimismo. Speriamo di sbagliare. Nel frattempo continueremo ad insistere sul conto alla rovescia, anche a rischio di sembrare petulanti» ha dichiarato, annunciando sul tema un’interpellanza urgente: «Speriamo che il ministro Saccomanni sia in grado di rispondere. Soprattutto di rassicurare».
La mozione Capezzone-Brunetta si guadagna però la dura replica di Francesco Boccia, presidente piddino della Commissione Bilancio della Camera: «È inutile e demagogica perché richiama impegni già presi dal governo e concordati fra tutta la maggioranza. Che bisogno c’è di fare una mozione se siamo tutti d’accordo?».