La sorpresa di Bonomi: nel 2007 era nella cordata che vendette Recoletos a Rcs. Da lì partì la crisi del Corsera

In pratica coloro che hanno inguaiato Rcs, la società del Corsera, adesso si agitano nel tentativo di non mollare la presa. A cominciare da Bonomi

Volendola semplificare la situazione è grosso modo questa: coloro che hanno profondamente inguaiato Rcs, la società editrice del Corriere della sera, adesso si agitano nel tentativo di non mollare la presa. Il virus che in un certo senso contagia i protagonisti dell’ultimo blitz si chiama ancora oggi Recoletos. Si tratta del gruppo editoriale spagnolo acquisito da Rcs nel 2007, con un dispendio di energie economiche che si pongono a monte della catena di eventi che hanno portato all’attuale disastro nei conti. Ebbene, a Recoletos è legato anche Andrea Bonomi, che ora con la sua Investindustrial, e in compagnia di Mediobanca, Diego Della Valle, UnipolSai e Pirelli, vuole opporsi all’offerta dell’editore Urbano Cairo per Rcs. A molti, infatti, sfugge che la Investindustrial di Bonomi fino al 2007 ha investito proprio nel gruppo editoriale spagnolo, che tra le altre pubblica testate come Expansion e Marca. E ne è uscito proprio dopo aver venduto la sua quota a Rcs. E non era il solo.

IL PRECEDENTE – Sono passati quasi 10 anni, ma riletta oggi la storia è come minimo curiosa. Recoletos fino al 2004 apparteneva al gruppo inglese Pearson. Alla fine di quell’anno venne rilevato da una cordata di imprenditori (soprattutto spagnoli) raccolti nella società Retos Cartera. Ebbene, all’interno di quest’ultima, con una quota del 5%, c’era proprio la Investindustrial di Bonomi. Una dura denuncia del comitato di redazione del Corriere, datata 5 marzo 2013, ricordava che “Retos Cartera comprò a fine 2004 per 743 milioni di euro il 79% di Recoletos (941 milioni il valore presunto del 100%), quindi la maggioranza assoluta del gruppo spagnolo, che Rcs acquisirà nel 2007 a 1,1 miliardi per il 100%”.

Insomma, la cordata di imprenditori che compra Recoletos a fine 2004, e che poco dopo più di due anni vende il gruppo spagnolo a Rcs, si mette in tasca una plusvalenza. A cui naturalmente ciascun socio partecipa pro quota. Tra questi, come detto, c’è quel Bonomi che nel 2012 finirà anche nel Cda di Rcs e che adesso si candida come capofila degli sfidanti di Cairo nella corsa al controllo del gruppo editoriale. Ma non finisce qui. A presentare con Bonomi una controfferta per Rcs c’è anche Mediobanca, guidata da Alberto Nagel, cioè la stessa banca azionista di Rcs che assistette il gruppo nel 2007 al momento del disastroso acquisto di Recoletos. E c’è di più, perché di recente nel Consiglio di amministrazione di Rcs è stato confermato Gerardo Braggiotti, un passato in Mediobanca, considerato molto vicino a Marco Tronchetti Provera, ma soprattutto ancora oggi presidente di quella Banca Leonardo che fece da advisor a Rcs sempre nell’operazione di acquisto di Recoletos.

LA VALUTAZIONE – Anche questa nomina venne presa di mira da un comunicato del comitato di redazione del Corriere, stavolta datato 30 marzo del 2015. La domanda era molto semplice: come fa Braggiotti a essere nominato in un Cda chiamato a mettere una pezza ai problemi che lo stesso banchiere avrebbe contribuito a creare anni prima? Peraltro quel comunicato ricordava come per quell’attività Banca Leonardo avesse percepito “un compenso di 4 milioni di euro e le conseguenze di quella sciagurata consulenza sono tutt’ora evidenti”. Parole durissime, non c’è che dire, la cui attualità parrebbe del tutto inalterata. Una cosa è certa. Bonomi e Investindustrial, Nagel e Mediobanca, Braggiotti e Banca Leonardo: chi in un modo e chi in un altro sono tutti legati a quella disavventura spagnola che si chiama Recoletos. Ma nonostante questo tentano ancora di dettare legge su un gruppo che hanno contribuito ad azzoppare. O forse di strappare una qualche forma di accordo a Cairo.

Tw: @Ssansonetti