Fate entrare i giornalisti a Gaza e lasciate che facciano il loro lavoro. È l’appello lanciato due giorni fa dal presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli. Un richiamo alle più elementari regole della democrazia raccolto nelle ultime 48 ore da oltre una quarantina di testate, La Notizia compresa naturalmente. Anche se con alcune macroscopiche mancanze, come lamenta l’Usigrai, che sottolinea la mancata adesione delle direzioni del Tg1 e del Tg2 Rai…
L’appello di Bartoli
“Ad oggi 32 testate giornalistiche hanno aderito all’appello per fare entrare i media indipendenti nella Striscia di Gaza per poter raccontare i massacri e crimini di guerra che si stanno consumando, tra questi 232 giornalisti palestinesi uccisi dall’esercito israeliano”, aveva detto Bartoli, “Ringrazio tutti per la sensibilità che hanno mostrato su questa vicenda che va avanti da oltre un anno e mezzo”.
“Questa iniziativa – aggiunge Bartoli – è scaturita dalla riunione con direttori e vicedirettori promossa dall’Ordine e svoltasi nella sede del Consiglio nazionale il 10 giugno. Auspico che il governo ora ci ascolti e faccia i dovuti passi sul governo israeliano per consentire l’apertura ai giornalisti. Una necessità ancora più urgente in queste ore con il rischio una escalation del conflitto”.
L’Usigrai all’attacco di Tg1 e Tg2
“I direttori di moltissime testate giornalistiche italiane firmano un appello, promosso dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, in cui si chiede di far entrare i giornalisti stranieri a Gaza”, spiega invece una nota dell’Esecutivo Usigrai, “Per la Rai l’unica testata ad aderire è il Tg3, gli altri direttori brillano per la loro assenza. Un piccolo esempio sullo stato di salute dell’informazione in Rai“.
Il comunicato di Rainews24
“Aderiamo noi – prosegue il comunicato – a nome delle giornaliste e dei giornalisti della Rai, a partire dai colleghi di Rainews24 che questa settimana hanno letto un comunicato in tutte le edizioni in cui ricordavano telespettatori che “non possiamo garantirvi un racconto completo su quanto sta accadendo, come invece abbiamo fatto per l’attacco terrorista del 7 ottobre” e in cui chiedevano “l’accesso a Gaza e una tregua permanente, per la distribuzione degli aiuti in sicurezza e per la liberazione di tutti gli ostaggi”. È inaccettabile che queste richieste vengano liquidate con accuse di antisemitismo. Sono richieste ispirate al diritto internazionale e al nostro diritto/dovere di informare in maniera completa” conclude l’Usigrai.
Giornalisti, una strage nella strage
Un intervento più che doveroso, vista che la guerra scatenata dal governo israeliano a Gaza ha lasciato sul campo, tra le decine di migliaia di vittime civili, anche 232 giornalisti. Il numero più alto mai registrato in un conflitto.
E, spesso, a morire sono stati anche i loro familiari. Come è accaduto, per esempio a Fatima Hassouneh, il 16 aprile scorso, uccisa nel bombardamento della sua casa nel quartiere di Tuffah, a est della città di Gaza, nel quale sono stati uccisi anche dieci membri della sua famiglia.
Oppure al collega di al-Jazeera, Wael al-Dahdouh, sopravvissuto pur ferito a un bombardamento dell’Idf che ha però ucciso sua moglie e i suoi figli di 7 e 15 anni e il maggiore, il giornalista Hamza al-Dahdouh. “Nonostante i giornalisti non facciano parte di questa guerra, Israele insiste sul colpire e uccidere loro e le loro famiglie, come è successo a me. Noi non chiediamo di raccontare gli eventi secondo la versione palestinese ma chiediamo soltanto di guardare a quello che qui con coerenza e obiettività”, ha dichiarato Wael al-Dahdouh a FanPage.
Le parole del direttore de La Notizia
“Oltre 50mila morti e 230 giornalisti palestinesi uccisi a Gaza. Sono un motivo sufficiente per chiedere al governo italiano di intervenire su quello israeliano perché consenta alla libera stampa di documentare ciò che accade sul campo da quasi due anni. Informare è un dovere, essere informati un diritto”, dichiara invece il direttore de La Notizia, Antonio Pitoni.