La terza guerra mondiale che ignoriamo

Di Gaetano Pedullà

Fuori c’è la terza guerra mondiale ma qui continuiamo a far finta di niente. Ci voleva il Papa per darci una visione d’insieme: i jihadisti che torturano le minoranze religiose dall’Iraq alla Siria e al Kurdistan, segnando un’avanzata del terrorismo islamico verso il Mediterraneo; le stragi di civili in Ucraina, a un passo dall’Europa; la guerra tra Israele e Hamas in Palestina, la Libia in rivolta. Conflitti locali che sono il fronte avanzato di una violenza che non ha più freni. Tolta la divisa di poliziotto del pianeta, Obama ha fatto gridare allo scandalo i giornali americani prima di interrompere le vacanze per studiare la situazione. Il Pil degli Stati Uniti viaggia al 4% – è il pensiero di Washington – e se nel mondo c’è chi vuole ammazzarsi sono affari suoi. L’Europa, invece, in politica estera come in quella economica è un’entità totalmente astratta. Con punte comiche, dove l’Italia è sempre protagonista. È bastato infatti trovare a Bruxelles un’intesa per fornire ai curdi almeno qualche vecchio fucile che subito a Roma pezzi della maggioranza (Ncd) e dell’opposizione (M5S) si sono messi di traverso bloccando anche questo minimo intervento. Ci sono poi la Cina e la Russia, ma mentre Pechino sta facendo guerra a una povertà storica, e dunque per fortuna visti i metodi ha altro a cui pensare, Mosca si agita per allargare la sua influenza internazionale spolverando un nazionalismo che non funziona tanto quando il popolo ha la pancia vuota. Inconsistente l’Onu, scariche le vecchie potenze europee, il mondo è dunque in balia di se stesso. Serve acqua sul fuoco, prima che sia tardi.