La vendetta nel testamento. Meglio le Onlus che i parenti. Tre milioni di italiani diseredano i familiari. E le associazioni no-profit pigliano tutto

Parenti e amici rassegnatevi, l’eredità se c’è va alle onlus. Non lo avremmo mai detto, così a sensazione, eppure la tradizionale famiglia italiana, quella che tutto tramanda da generazione in generazione, inizia a vacillare, almeno sui soldi. Tanto da fare testamenti solidali o da lasciare i propri beni persino al gatto pur di non farli avere a fratelli, figli, zii lontani e conoscenti. Del resto “parenti serpenti”, titolava il suo film Mario Monicelli. E se i rapporti tra parenti fossero tutti come quelli che hanno ispirato il titolo della pellicola non ci sarebbe di che preoccuparsi, invece oggi si litiga per tutto, neanche a dirlo quando il denaro non è mai abbastanza e le spese prosciugano i conti. Ma spesso il fattore scatenante, è proprio l’eredità e le divisione dei beni tra eredi e successori. Ecco allora che per evitare di lanciarsi addosso tutto il corredo faticosamente racimolato con la lista di nozze, gli italiani preferiscono ispirarsi al motto “Ciò che è mio è mio, ciò che è tuo è tuo”. E così si scopre che c’è un popolo di piccoli, grandi filantropi che sceglie di destinare anche solo una parte del proprio patrimonio in beneficenza, affidandolo a prestigiose organizzazioni non profit in grado di garantire la massima efficacia e rendicontazione nell’impiego dei fondi devoluti e aprendo l’attitudine filantropica alla portata di tutti.

Altro che tradizione – Risparmiandosi in questo modo litigi e coltellate con parenti vicini e lontani. Qualche mese fece scalpore la dichiarazione di Sting, la nota pop star che annunciò, che non avrebbe lasciato praticamente nulla in eredità ai propri 6 figli perché “nella vita si deve lavorare”. O come Bill Gates, l’uomo più ricco del mondo, che più volte ha detto che non lascerà quasi nulla in eredità. Mentre in casa nostra non sono pochi i contenziosi celebri finiti davanti al giudice per eredità lasciate a terzi: da Oriana Fallaci a Luciano Pavarotti, passando per Alberto Sordi e Lucio Dalla. Ville, case, tenute, opere d’arte, conti correnti e altri patrimoni che anche in presenza di un testamento mettono uno contro l’altro i parenti serpenti. Per noi popolo affezionato alla tradizione di passare i nostri beni ai figli, sembra la scelta di nababbi spocchiosi. Ma un briciolo di buon senso ce l’ha, forse più di un briciolo. Fatto sta che adesso gli italiani hanno tutto chiaro e oltre 3 milioni sono propensi a disporre un lascito solidale nelle ultime volontà. E il trend è in crescita, come conferma l’ultima Indagine sinottica di GFK Italia, che dal 2000 monitora con continuità il fenomeno delle donazioni private nel nostro Paese. Il testamento solidale raccoglie in sé tutte le caratteristiche fondanti della filantropia moderna, nella volontà di prendersi cura dell’altro è dà la possibilità di contribuire in maniera significativa al raggiungimento di un “bene comune” anche a chi si trova in una condizione economica e sociale non privilegiata. Insomma, ora l’Italia in questo senso è il Paese più generoso d’Europa se si pensa che il numero di lasciti è del 15 per cento in più rispetto al 2016. Anche se dei parenti non ci si liberi neppure da morti.