La violenza non va in lockdown. Un femminicidio ogni 3 giorni. 91 delitti da gennaio a ottobre. Con le misure contro la pandemia sono aumentati gli omicidi in famiglia

Una donna uccisa ogni tre giorni. Nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne, l’ultimo rapporto dell’istituto di ricerca Eures sul femminicidio in Italia certifica che nei primi dieci mesi del 2020 si contano 91omicidi con vittime femminili. Il lockdown ha funzionato da acceleratore in quella che viene definita “la trappola della convivenza”. In forte crescita le vittime al Nord, in diminuzione al Centro-Sud. E raddoppiano i femminicidi-suicidi. Il dato sulle 91 donne uccise tra gennaio e ottobre di quest’anno indica una leggera flessione rispetto alle 99 vittime dello stesso periodo dell’anno precedente.

A diminuire significativamente sono tuttavia soltanto le vittime femminili della criminalità comune, mentre risulta sostanzialmente stabile il numero dei femminicidi familiari e, all’interno di questi, il numero dei femminicidi di coppia, mentre aumentano le donne uccise nel contesto di vicinato. L’incidenza del contesto familiare nei femminicidi raggiunge il valore record dell’89%, superando il già elevatissimo 85,8% registrato nel 2019. Analogamente, all’interno del contesto familiare, i femminicidi consumati all’interno della coppia salgono al 69,1%.

Uno degli aspetti più interessanti riguarda la correlazione tra convivenza e rischio omicidiario. Se, infatti, come ampiamente dimostrato, il femminicidio è un reato commesso nella maggior parte dei casi all’interno delle mura domestiche, e segnatamente all’interno della coppia, il lockdown ha fortemente modificato i profili di rischio del fenomeno, aumentando quello nei rapporti di convivenza e riducendolo negli altri casi. Osservando i dati relativi ai femminicidi familiari emerge come il rapporto di convivenza, già prevalente nel 2019 (presentandosi per il 57,6% delle vittime), raggiunge il 67,5% nei primi dieci mesi del 2020, attestandosi addirittura all’80,8% nel trimestre del Dpcm Chiudi Italia (quando, tra marzo e giugno, ben 21 delle 26 vittime di femminicidio in famiglia convivevano con il proprio assassino).

Se la gelosia patologica e il possesso continuano a rappresentare anche nel 2020 il principale movente alla base dei femminicidi, le prescrizioni imposte dal lockdown e la forte estensione dei tempi di convivenza spiegano il forte aumento dei femminicidi seguiti alla esasperazione delle condizioni di litigiosità/conflittualità domestica così come quelli correlati a una situazione di disagio della vittima (o dell’autore). Un fenomeno certamente correlato alle modificazioni del femminicidio (moventi e profili della vittima) legate alla pandemia e alla spinta all’isolamento che ne ha accompagnato i modelli di contenimento è quello del fortissimo incremento dei femminicidi-suicidi: tale dinamica era infatti riscontrabile nel 23% dei femminicidi tra gennaio e ottobre 2019, salendo al 43,1% nei primi 10 mesi del 2020, con un incremento del 90,3%.

In relazione all’area geografica è possibile osservare un significativo incremento dei femminicidi familiari soltanto nel Nord Italia, dove è censita oltre la metà (56,8%) dei femminicidi complessivamente commessi in Italia. A livello regionale Lombardia e Piemonte assorbono insieme il 36% dei casi nazionali. Un altro dato riguarda un leggero aumento delle vittime italiane e un calo di quelle straniere. Ampliando l’orizzonte di analisi, sono 3.344 le donne uccise in Italia tra il 2000 e il 31 ottobre 2020. La coppia continua a rappresentare il contesto relazionale più a rischio, con 1.628 vittime tra le coniugi, partner, amanti o ex partner negli ultimi 20 anni e 56 negli ultimi 10 mesi. Gli autori sono “per definizione” nella quasi totalità dei casi uomini (94%), con valori che nel corso dei singoli anni oscillano tra il 90% e il 95%.