L’Abruzzo in ginocchio non è solo fatalità. Stato allergico alla prevenzione: in macerie i fondi del rischio sismico

Dal 2009 a oggi è stato stanziato oltre un miliardo per la prevenzione del rischio sismico. Ma di questa cifra è giunta a destinazione una piccola parte.

No, la solita manfrina secondo cui lo Stato non finanzia opere che possano prevenire il rischio sismico e tragedie come quelle che stiamo vivendo ormai da cinque mesi, non regge. Perché, a onor del vero, soldi sono stati stanziati. E tanti. Ma molto spesso, complici incredibili ritardi amministrativi e burocratici, non vengono utilizzati. E così, ad esempio, in Abruzzo, quello stesso Abruzzo oggi vittima di una tragedia, la giunta regionale ha finanziato con fondi europei l’adeguamento sismico di 85 alloggi popolari. Peccato però che del finanziamento di 1,2 milioni di euro (tra fondi nazionali ed europei), nulla sia giunto a destinazione. Nonostante i lavori dovrebbero (ma a questo punto il condizionale è più che d’obbligo) finire il 31 gennaio. Ma restiamo in Abruzzo. In provincia di Pescara, precisamente a Pianella. Qui è stato finanziato un intervento di “messa in sicurezza dal rischio sismico dell’edificio municipio”, per un altro milione di euro. Ma i pagamenti effettuati ammontano a poco più di 80mila euro, nonostante la fine prevista dei lavori fosse stata preventivata per lo scorso ottobre. Ma anche spostandoci in altre Regioni, la situazione è pressoché simile. Dalla scuola di Ravello, in Campania, dove l’adeguamento sismico doveva essere concluso addirittura nel 2015, ma i pagamenti sono fermi al 30% (499mila euro su 1,7 milioni complessivi) fino alla ristrutturazione e messa in sicurezza di alcuni padiglioni dell’ospedale di Potenza: qui su un finanziamento di 4 milioni, i pagamenti non sono mai nemmeno partiti. E che dire, ancora, del tristemente noto Ponte del Savuto tra Nocera Terinese e Amantea, in provincia di Cosenza. Il ponte, sulla statale 18, è crollato per un’esondazione: la ricostruzione, che si attende da anni, ammonterebbe a 2,5 milioni di euro,  ma per ora non si conosce nemmeno il nome della ditta che dovrebbe occuparsi dei lavori.

Nel cassetto – Benvenuti nell’Italia che, pur potendo, preferisce non occuparsi del rischio sismico. Già, perché i fondi ci sono. Basti questo: gran parte delle opere ricevono fondi europei che, tuttavia, non vengono utilizzati o vengono procrastinati.  E parliamo dei fondi Ue 2007/2013. Per le opere sismiche sono state finanziate in totale 509 opere, ma solo 146 sono state concluse (di cui solo 60 liquidate), mentre 100 non sono mai nemmeno partite. E, come se non bastasse, anche lo Stato italiano, a suo tempo, ha deciso (meglio tardi che mai…) di occuparsi del grave vulnus relativo al rischio sismico. È il 2009, dopo la tragedia dell’Aquila, che si decide di istituire un fondo, facente capo alla Protezione Civile oggi guidata da Fabrizio Curcio, tramite il quale sono stati stanziati, dal 2010 ad oggi, altri 965 milioni. Una cifra, ammette lo stesso dipartimento sul suo sito, che “pur se cospicua rispetto al passato, rappresenta solo una minima percentuale, forse inferiore all’1%, del fabbisogno necessario per il completo adeguamento sismico di tutte le costruzioni, pubbliche e private. Eppure, di questi, alle Regioni sono arrivati, secondo un conto fatto da L’Espresso, solo 740 milioni. Gran parte di questi finanziamenti, però, non risultano poi utilizzati dalla stesse Regioni, con lavori mai nemmeno partiti. L’esempio più eclatante è, ancora, quello della Calabria che ha ricevuto 130 milioni di euro dei 963 del fondo. Ma di 152 interventi finanziati 6 sono stati definanziati, 40 risultano in corso in corso da cinque anni, solo 19 completati. E il resto bloccati. Nella maggior parte dei casi perché si sono persi nelle maglie della burocrazia.

Tw: @CarmineGazzanni