Appena lunedì sera, poco prima della mezzanotte, la presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen, al termine del bilaterale con Donald Trump a margine del G7, aveva scritto sui social: “Il vertice del G7 è un’opportunità per colloqui proficui e approfonditi tra i partner. Ho discusso con il presidente Trump di questioni critiche, dall’Ucraina al commercio. Per quanto riguarda il commercio, abbiamo chiesto ai team di accelerare il lavoro per raggiungere un accordo equo e giusto. Facciamolo”.
Un entusiasmante invito sui cui è piombata la doccia gelata del presidente americano soltanto poche ore dopo. “Per il momento” l’Ue non sta offrendo “un accordo equo” sui dazi, ha affermato Trump. Gli europei “non stanno offrendo un accordo equo in questo momento” per allentare la guerra commerciale con gli Stati Uniti, ha spiegato the Donald.
“O troviamo un buon accordo, o pagheranno qualsiasi cifra gli diremo di pagare”, ha aggiunto il presidente degli Stati Uniti.
L’Ue pronta ad accordo sui dazi al 10%, in alternativa c’è il bazooka
La Ue è da sempre pronta a un’offerta per un accordo sui dazi con gli Usa, anche se in caso di fallimento è pronta a sfoderare il suo ‘bazooka’. Bruxelles, secondo il quotidiano economico tedesco Handelsblatt, sarebbe pronta ad accettare un dazio fisso del 10% su tutte le esportazioni dell’Unione europea verso gli Stati Uniti nella speranza di evitare tariffe più elevate su automobili, farmaci ed elettronica.
Citando alti funzionari dell’Ue, il giornale ha precisato che l’offerta a Washington sarebbe stata fatta solo a determinate condizioni e non sarebbe permanente. Bruxelles, in cambio, sarebbe pronta a ridurre i dazi sui veicoli prodotti negli Stati Uniti e a modificare eventualmente gli ostacoli tecnici o legali per facilitare la vendita delle auto americane in Europa.
L’Ue si è anche offerta di vietare completamente gli acquisti di gas naturale russo, creando potenzialmente una maggiore domanda per i produttori statunitensi di Gnl. “L’intenzione è costruire un pacchetto completo” così da permettere al presidente statunitense di presentarlo come “una vittoria politica significativa”, hanno spiegato le stesse fonti Ue.
Tra le ipotesi sul tavolo, anche la riduzione di oneri burocratici e regolamentari già prevista, come l’alleggerimento della direttiva sulla due diligence. L’impegno a trovare una soluzione entro il 9 luglio è stato ribadito alla vigilia del G7 anche dalla stessa von der Leyen, la quale tuttavia ha avvisato che, nel caso il risultato non fosse soddisfacente, “saremo in grado di rispondere: tutti i mezzi sono sul tavolo”.
L’appello di von der Leyen sul no al protezionismo è caduto nel vuoto
Un riferimento al bazooka, ossia alle misure di ritorsione che l’Europa è pronta a far scattare fino a 120 miliardi di euro. Von der Leyen ha lanciato anche un altro messaggio alla vigilia del G7, auspicando che il gruppo dei Sette mandi un messaggio contro il protezionismo.
“Siamo così profondamente connessi – ha spiegato – che anche i rischi devono essere gestiti insieme. Perché i dazi, ad esempio, non hanno un impatto solo sugli esportatori. Sono come le tasse, pagate da famiglie e imprese nei Paesi importatori”.
“Quindi – ha proseguito – manteniamo il commercio tra noi equo, prevedibile e aperto. Tutti noi dobbiamo evitare misure protezionistiche. Questo è un messaggio importante che il G7 può inviare ai mercati e al mondo. E restiamo concentrati, insieme, sulle sfide reali e strutturali che richiedono tutta la nostra attenzione”.
Ma gli Usa duri con Bruxelles sono più indulgenti con gli altri Paesi
Rimane l’irrigidimento degli Usa nei confronti dell’Europa che contrasta, in ultima analisi, con le aperture dell’amministrazione americana con altri paesi. Il segretario al commercio Usa Howard Lutnick – ha fatto sapere la Casa Bianca – determinerà una quota di prodotti legati ad acciaio e alluminio che potranno entrare negli Stati Uniti senza essere soggetti ai dazi del 25%.