L’allarme del Papa sulle carceri: “Il sovraffollamento è un problema, bisogna tutelare la dignità umana”

Il Santo Padre a Venezia al carcere della Giudecca. Lancia l'allarme sulla situazione carceraria e invita a vincere la fobia dei poveri

L’allarme del Papa sulle carceri: “Il sovraffollamento è un problema, bisogna tutelare la dignità umana”

A pochi giorni dalla pubblicazione del dossier di Antigone sulla disastrosa situazione dei detenuti nelle carceri italiane e dall’indagine sull’Istituto minorile Beccaria che ha portato all’arresto di tredici agenti della polizia penitenziaria per gravi accuse, tra le quali quella di torture e maltrattamenti sui giovanissimi detenuti loro affidati, arriva forte e chiaro il monito del Papa sullo stato in cui versano i nostri sistemi penitenziari.

Prima tappa della visita di oggi del Santo Padre a Venezia è stata al carcere femminile della Giudecca. Prendendo la parola e incontrando nel cortile del penitenziario le detenute, Papa Francesco ha denunciato come attualmente “il carcere è una realtà dura, e problemi come il sovraffollamento, la carenza di strutture e di risorse, gli episodi di violenza, vi generano tanta sofferenza”. Però, ha subito aggiunto, “può anche diventare un luogo di rinascita, morale e materiale, in cui la dignità di donne e uomini non è ‘messa in isolamento’, ma promossa attraverso il rispetto reciproco e la cura di talenti e capacità, magari rimaste sopite o imprigionate dalle vicende della vita, ma che possono riemergere per il bene di tutti e che meritano attenzione e fiducia”.

L’invito del Papa sulle carceri

E ancora. “Per questo – ha poi aggiunto il Pontefice nel suo discorso – è fondamentale che anche il sistema carcerario offra ai detenuti e alle detenute strumenti e spazi di crescita umana, spirituale, culturale e professionale, creando le premesse per un loro sano reinserimento. Non ‘isolare la dignità’, ma dare nuove possibilità! Non dimentichiamo che tutti abbiamo errori di cui farci perdonare e ferite da curare, e che tutti possiamo diventare guariti che portano guarigione, perdonati che portano perdono, rinati che portano rinascita”, ha concluso Papa Francesco.

Il dossier di Antigone sulle carceri

Dal 2023 ad oggi, sono centouno le persone che si sono tolte la vita in carcere, 30 solo dall’inizio di questo anno al mese di aprile, che ancora si deve concludere, ha denunciato Antigone nel suo dossier ‘Nodo al collo’. Nelle nostre carceri, al 31 marzo, risultano 61.049 persone detenute, a fronte di una capienza ufficiale di 51.178 posti. Quindi sono recluse circa 13.500 persone oltre il limite di ‘accoglienza’.

Antigone ha anche denunciato un netto aumento delle presenze negli istituti penali per i minorenni, con numeri che superano la soglia delle 500 unità, parlando anche di “effetto del dl Caivano” varato da questo governo. Alla fine del febbraio scorso erano 532 – si legge nel rapporto – i giovani reclusi nei 17 Ipm del Paese: una cifra che sta rapidamente crescendo. Solo due mesi prima, alla fine del 2023, si attestava sulle 496 unità. Alla fine del 2022 le carceri minorili italiane ospitavano 381 ragazzi. L’aumento, in un anno, è stato superiore al 30%. Negli ultimi dieci anni non si era mai raggiunto il numero di ingressi in Ipm registrato nel 2023, pari a 1.143, ha osservato Antigone.

A Venezia ad accogliere Papa Francesco c’è anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio.  “Per me, il problema carcerario è una priorità assoluta. E questa visita del Pontefice ci sprona a far di più e meglio”, ha affermato Nordio, intervistato da Avvenire. Non si capisce perché allora il governo non si stia muovendo per risolvere il problema anzi con provvedimenti come il decreto Caivano li abbia peggiorati.

Il Papa contro la fobia dei poveri

Incontrando poi gli artisti alla Biennale di Venezia il Papa ha invitato l’arte a fare “rete”, “collaborando per liberare il mondo da antinomie insensate e ormai svuotate, ma che cercano di prendere il sopravvento nel razzismo, nella xenofobia, nella disuguaglianza, nello squilibrio ecologico e dell’aporofobia, questo terribile neologismo che significa ‘fobia dei poveri’. Dietro a queste antinomie c’è sempre il rifiuto dell’altro. C’è l’egoismo che ci fa funzionare come isole solitarie invece che come arcipelaghi collaborativi”.

Per il Papa “l’arte riveste lo statuto di ‘città rifugio’, una città che disobbedisce al regime di violenza e discriminazione per creare forme di appartenenza umana capaci di riconoscere, includere, proteggere, abbracciare tutti. Tutti, a cominciare dagli ultimi”.