L’appello di Bergoglio: “No alle divisioni”

Il popolo ci guarda, ricordo un film ‘I bambini ci guardano’, era bello quel film. Missione impegnativa la nostra. Io ho vissuto quest’anno cercando di pormi sul passo di ciascuno di voi”. Si è aperto così, come riporta Repubblica.it, accompagnato dalla risata dei vescovi, l’intervento di Papa Francesco all’assemblea generale della Cei, la Conferenza Episcopale italiana, nell’Aula del Sinodo in Vaticano, i cui lavori per la prima volta sono stati avviati da un Pontefice, invece che dal presidente della Cei. Una scelta interpretata come forte segnale di discontinuità con il passato. Ma Francesco ha voluto anche lanciare un messaggio al Paese: “L’Italia non ceda al catastrofismo”, ha detto.

 E subito il Papa ha voluto dare un messaggio di unità ai vescovi: ”Un giornale ha scritto dei membri della presidenza Cei: questo è del Papa, quello no. Ma la presidenza sono tutti uomini del Papa”. Un tema fondamentale, nel discorso di Francesco. “La povertà di comunione è lo scandalo più grande. La divisione deturpa il volto della Chiesa”, ha detto. “Come pastori dobbiamo fuggire la tentazione, la gestione personalistica del tempo, le chiacchiere che diventano bugie, la durezza di chi giudica…il rodersi della gelosia, l’invidia. Quanto è vuoto il cielo di chi è ossessionato da se stesso”, ha proseguito il Papa, che ha anche esortato i presenti a evitare il “ripiegamento” di chi va a “cercare nel passato le certezze perdute “, e ancora, l’atteggiamento di chi “vorrebbe difendere l’unità umiliando la diversità”. L’opera pastorale, ha sottolineato ancora Bergoglio, va svolta senza calcoli di interesse tra entrate e uscite.

Sono tre, ha proseguito, le cose che il Papa si aspetta dalla Cei. Per prima cosa, ha detto il Papa, bisogna essere pastori di una Chiesa che è comunità del Risorto: “La fede è memoria viva di un incontro. Senza la preghiera assidua il pastore è esposto. Se l’incontro con Gesù perde freschezza, diventa sterile” e si rischia di perdere di vista l’essenziale per lasciare il posto agli interessi mondani.


Ma Francesco ha voluto anche lanciare un messaggio al Paese piegato dalla crisi, dal malessere sociale, dall’instabilità politica. Un passaggio particolarmente significativo dell’intervento di Bergoglio è stato quello in cui il Santo Padre ha invitato i vescovi ad essere presenti in un altro “spazio”: la “sala d’attesa dei disoccupati, dei cassintegrati e dei precari”, dove il “dramma di chi non sa come portare a casa pane si incontra con quello di chi non sa come portare avanti un’azienda”. L’opera dei pastori, ha detto ancora Papa Francesco, deve essere volta anche a evitare che chi si sente privato, oltre che del lavoro, anche della dignità, si arrenda al catastrofismo e alla disperazione. I vescovi, poi, devono calare la “scialuppa” nell'”abbraccio accogliente agli immigrati”: “Nessuno volga lo sguardo altrove” da chi fugge dalla guerra e dalla povertà, ha esortato Francesco.

Non è mancato, nelle parole del Papa, un appello alla tolleranza verso chi soffre all’interno delle famiglie: “Non trascurate di chinarvi con compassione su chi è ferito negli affetti e vede compromesso il suo progetto di vita”, ha detto, rilanciando il tema della crisi della famiglia e il rischio per la Chiesa di “un eccesso di prudenza, che condannerebbe all’intolleranza”. Un messaggio che potrebbe riaccendere il dibattito intorno all’apertura ai divorziati all’eucarestia. Ma ha anche chiesto ai vescovi italiani di “farsi voce convinta di quella che è la prima cellula di ogni società. Testimoniatene la centralità e la bellezza, promuovete la vita del concepito come quella dell’anziano, sostenete i genitori nel difficile ed entusiasmante cammino educativo”. Più in generale, Francesco esorta ad “affiancare le persone lungo le notti delle loro solitudini, delle loro inquietudini, dei loro tormenti” e a “scaldare loro il cuore, aiutandoli a intraprendere un cammino che restituisca dignità, speranza e fecondità alla loro vita”.