L’assalto della massoneria pure a Palazzo Giustiniani. Il Grande Oriente d’Italia rivuole l’edificio del Senato

Il Grande Oriente d’Italia (Goi), la più nota massoneria italiana, è deciso ad andare fin in fondo. L’obiettivo è quello di rientrare a Palazzo Giustiniani.

Stavolta non c’è proprio nulla da escludere. Compreso il ricorso alle vie legali. Perché “gli accordi vanno rispettati” e “nessuno ci ha mai risarciti della perdita dei nostri diritti a causa della violenza fascista”. Insomma, il Grande Oriente d’Italia (Goi), la più numerosa comunione massonica italiana, è deciso ad andare fino in fondo. L’obiettivo dei grembiulini è quello di rientrare dalla porta principale a Palazzo Giustiniani, attuale sede degli uffici dei senatori a vita. Sette piani e 405 vani che il Goi acquistò nel 1911 per un milione 55 mila lire – attraverso la società Urbs costituita per l’occasione – e che il regime di Benito Mussolini gli sottrasse nel 1926. Qual è il motivo della battaglia combattuta a colpi di carte bollate? L’apertura del “museo storico della massoneria italiana” dove esporre, fra le altre cose, il poncho indossato da Giuseppe Garibaldi, primo libero “Muratore d’Italia”. Avete capito bene. “Tra la fine degli Anni ’80 e l’inizio del decennio successivo abbiamo stipulato un accordo con l’allora presidente del Senato, Giovanni Spadolini: quello spazio ci spetta di diritto”, sostiene il Gran Maestro del Goi, Stefano Bisi. Accordo che, sempre a detta dello stesso Bisi, prevede la concessione di un’ala di circa cento metri quadrati all’interno dello stabile di proprietà del Senato.

TEMPUS FUGIT – Però adesso la pazienza dei massoni sta per finire. Tanto che è stato messo nero su bianco un dossier, dal titolo Palazzo Giustiniani, una questione ancora aperta, che il Grande Oriente d’Italia ha già fatto arrivare sul tavolo dell’attuale presidente del Senato, Pietro Grasso. “Nonostante da tempo i vertici di Palazzo Madama siano a conoscenza della vicenda non abbiamo ancora ricevuto risposta: chiedere è lecito e rispondere è cortesia – aggiunge Bisi –. Noi vorremmo raggiungere un accordo in pace, ci terremmo molto, anche perché siamo rispettosi delle istituzioni e dello Stato italiano”. Ma “non escludiamo altre iniziative”. Ovvero l’avvio dell’iter giudiziario. La questione comunque è molto complessa. Perché, ricordano al Goi, nel 1961 l’allora Gran Maestro Publio Cortini e il ministro delle Finanze Giuseppe Trabucchi (Dc) firmarono un accordo con il quale il demanio dava in concessione alla Urbs 48 locali all’interno di Palazzo Giustiniani dietro pagamento di un milione di lire all’anno. Accordo che prevedeva il possibile “rinnovo di comune accordo fra le parti”.

TUTTI FUORI – E invece? “Il 1° luglio 1981, dopo l’acquisto di Villa il Vascello a Roma (attuale sede del Grande Oriente, ndr), l’ufficio del Registro della Capitale ha contestato alla Urbs ‘l’occupazione senza titolo’ dei locali di Palazzo Giustiniani”, ricorda Bisi: “Di fatto ci hanno sfrattati proprio mentre stavamo portando avanti le trattative per definire i termini della nuova concessione ad un costo più elevato”. A quel punto il Goi e l’Intendenza di Finanza di Roma stipularono l’accordo ora oggetto della battaglia “che finora nessuno ha mai rispettato”. Perciò “chiediamo che ci venga dato ciò che ci spetta di diritto”, conclude il Gran Maestro. Sulla vicenda, dai vertici di Palazzo Madama non arrivano commenti ufficiali riguardo le istanze del Grande Oriente d’Italia. Quel che è certo è che si tratta di una vicenda destinata a scrivere in futuro nuove puntate.

Tw: @GiorgioVelardi