Le Lettere

L’asso degli ayatollah

Dopo l’attacco a Israele in risposta alle bombe sull’ambasciata iraniana a Damasco, spero che tutti si fermino, anche se è chiaro l’obiettivo di Netanyahu: coinvolgere gli Usa in una guerra all’Iran.
Ivano Focelli
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Gentile lettore, Netanyahu ha anche un secondo fine: allungare la vita del governo e ritardare i processi per corruzione che lo attendono in tribunale. Quanto a trascinare gli Usa in una guerra all’Iran, spero che qualcuno glielo impedisca. Israele e Usa possono ottenere una vittoria, ma di Pirro. L’Iran è troppo lontano, vasto e popoloso per poter essere invaso o distrutto. Per non dire dello sconquasso mondiale che ne deriverebbe al petrolio. E c’è dell’altro: ben poco si sa delle nuove armi iraniane. L’attacco del 13 aprile è stato di facciata. L’azione era “telefonata”, con Teheran che ha prima avvertito la Turchia, che ha avvertito Usa e Israele. Per cautela l’Iran ha lanciato droni, che impiegano 10 ore per raggiungere Israele e che quindi sono stati impallinati in volo. Però, secondo fonti iraniane, in coda ai droni sarebbero partiti 7 missili ipersonici, che hanno eluso la contraerea e centrato una base militare nel deserto del Negev. Se la notizia è vera – e sottolineo se –, significa che in un attacco “serio”, anziché lanciare droni e vecchia ferraglia, l’Iran farebbe partire a sorpresa e in simultanea un centinaio di missili ipersonici (tempo di volo: 12 minuti), che sarebbero imprendibili e causerebbero danni elevati alle forze armate di Tel Aviv e ai centri di comando e controllo. È vero? È un bluff? Sarà meglio per tutti che nessuno vada a vedere gli assi di Khamenei.

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