L’audizione di Ranucci in Antimafia riaccende lo scontro politico M5S-Fdi

Scontro Fazzolari-Scarpinato dopo l'audizione di Ranucci in commissione Antimafia. Intanto per il giornalista la scorta sale al quarto livello

L’audizione di Ranucci in Antimafia riaccende lo scontro politico M5S-Fdi

L’audizione di Sigfrido Ranucci davanti alla commissione Antimafia riaccende lo scontro politico. Ieri il giornalista di Report è stato infatti audito per circa un’ora. Una seduta tutt’altro che tranquilla. A riscaldare gli animi sono state le domande poste dal senatore M5s, Roberto Scarpinato sulle inchieste di Report sul caso Moro, sul caso Mattarella e sulle piste sull’eventuale partecipazione di soggetti esterni alle stragi ’92-93.

La domanda a Ranucci su Fazzolari e l’audizione viene secretata

Ma la bomba politica è esplosa quando Scarpinato ha domandato: “Dopo una puntata di Report che riguardava la presidente del Consiglio Meloni, lei ha dichiarato di essere stato pedinato su richiesta del sottosegretario Fazzolari: ci vuole raccontare meglio questo episodio e farci capire se ci può essere una connessione con quello che gli è accaduto?”. Ranucci a quel punto ha chiesto di rispondere in modalità segreta e parte della seduta è stata così secretata.

L’attacco del sottosegretario all’ex magistrato: “Sempre avuto per lui bassissima considerazione”

Immediata la reazione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio: “Apprendo che il senatore Scarpinato ha insinuato un collegamento tra me e l’attentato ai danni di Sigfrido Ranucci. Ho sempre avuto una bassissima considerazione di Scarpinato, e mi rincuora constatare che il mio non era un pregiudizio immotivato”, ha dichiarato Fazzolari.

Che ha quindi aggiunto: “Inorridisco al pensiero che questo individuo, che non si fa scrupolo a muovere gravissime accuse infondate, abbia ricoperto per tanti anni il ruolo di magistrato. Mi auguro che, nella sua risposta, Ranucci abbia avuto il decoro di non assecondare il delirio di Scarpinato e l’onestà intellettuale di ritrattare l’accusa surreale che mi aveva mosso di averlo fatto pedinare dai nostri servizi. Ho l’impressione che, nella smania di attaccare il governo, si sia ormai ampiamente superato il limite del buonsenso”.

Per il giornalista scorta di quarto livello e auto blindata

Impossibile sapere cosa abbia risposto Ranucci, che comunque ha confermato di non aver ricevuto altre minacce dopo quanto avvenuto ad ottobre. “Io non so a quale contesto ricondurre questo attentato”, ha spiegato, “Non era certo un fuoco d’artificio, emerge che comunque che era qualcosa di importante. Quelle parcheggiate fuori alla mia abitazione erano macchine a gas che se esplose avrebbero buttato giù la palazzina” ha spiegato. “Dopo l’attentato il livello della mia scorta è passato al quarto con una coppia di agenti e l’auto blindata”, ha quindi aggiunto.

“Grazie, è bello sentire vicine le istituzioni”

“Essere qui oggi è stato importante perché è un luogo istituzionale, senti che le istituzioni sono vicine e quindi è sempre un bel segnale per me e soprattutto per tutti quei colleghi che esercitano la libertà di stampa. Sapere che lo Stato è vicino è un segnale bello al di là delle polemiche, della diversità di idee, è bello per la democrazia”, ha infine dichiarato il giornalista lasciando la commissione Antimafia. Ringrazio la presidente Colosimo e tutti quanti i commissari perché hanno mostrato tanta attenzione a quello che abbiamo detto”, ha aggiunto.

Un pensiero per il garante Ghiglia

Infine Ranucci ha voluto “ringraziare” il membro dell’Autorità garante per la privacy, Agostino Ghiglia “perché è stato uno dei tre, che hanno votato, che ha avuto un rigurgito di coscienza,  perché probabilmente non voleva sanzionare Report“.  “Noi abbiamo dimostrato perché gli altri invece avevano interesse”, ha aggiunto Ranucci, “diciamo anche personale o politico, nel voler sanzionare. Ghiglia è rimasto, diciamo, vittima del suo rigurgito di coscienza – conclude – Perché è andato a chiedere che cosa avrebbe dovuto fare ad Arianna Meloni“.