La risposta di Laura Boldrini all’accusa di aver maltrattato e mal pagato alcune donne che lavoravano per lei

Laura Boldrini ha risposto all'articolo di Selvaggia Lucarelli sul Fatto in cui veniva accusata di aver maltrattato e mal pagato alcune donne

La risposta di Laura Boldrini all’accusa di aver maltrattato e mal pagato alcune donne che lavoravano per lei

Ieri Selvaggia Lucarelli sul Fatto Quotidiano ha raccontato le accuse di alcune donne nei confronti di Laura Boldrini. Una sua ex colf e una sua ex collaboratrice parlamentare hanno sostenuto di essere state maltrattate e mal pagate. Oggi il giornale di Marco Travaglio pubblica una replica di Boldrini alle accuse:

In riferimento a quanto pubblicato ieri sul vostro giornale in un articolo a firma di Selvaggia Lucarelli, dal titolo “Maltrattate e mal pagate. Donne contro la Boldrini”, vorrei avanzare le seguenti precisazioni. Riguardo la mia ex collaboratrice domestica, Lilia, stiamo trovando un accordo per formalizzare la chiusura del rapporto di lavoro, purtroppo con un ritardo da me non voluto ma causato da una difficoltà oggettiva a contattare la persona del Caf referente della vicenda.

Il punto è che ci sono delle discrepanze da verificare sui saldi finali del Tfr da me già versato per ogni anno di lavoro. Dunque è in corso una verifica, che sta terminando, da parte della mia commercialista e del Caf. Questi raffronti si rendono abitualmente necessari quando si conclude un rapporto di lavoro regolare, com’è stato quello tra Lilia e me.

Per quanto riguarda la mia collaboratrice alla Camera, Roberta, la cui retribuzione corrispondeva a criteri stabiliti dall’amministrazione della Camera, devo dire che ha svolto un buon lavoro in anni intensi e complessi, sempre manifestandomi la volontà di voler far parte della mia squadra, nonostante le difficoltà logistiche che doveva affrontare ogni settimana, venendo da Lodi, e che io stessa fin dall’inizio le avevo fatto presente.

Per questo sono rimasta stupita e dispiaciuta nel leggere quanto da lei dichiarato, visto il rapporto che si era sviluppato con lei. Alla luce di quanto spiegato, penso sia comprensibile l’amarezza provata anche nel leggere il titolo che mi indicava come una persona che maltratta e mal paga le donne.

Il quotidiano ospita anche una controreplica di Lucarelli:

Il rapporto di lavoro con la colf è terminato 10 mesi fa, risulta dunque poco realistico che in tutto questo tempo non sia stato possibile contattare il commercialista del Caf e che la ex collaboratrice domestica si sia dovuta rivolgere a un avvocato, sebbene la si stesse cercando da quasi un anno. Inoltre, la colf ha lavorato per lei per ben 8 anni, la vicenda si sarebbe potuta sbloccare pacificamente con una semplice telefonata alla signora Lilia, che di sicuro non era introvabile.

Riguardo invece la vicenda relativa alla sua ex collaboratrice Roberta, è vero che gli accordi economici iniziali con lei erano quelli, ma è anche vero che la pandemia, la malattia del figlio e,  semplicemente, un po’ di empatia per una condizione di difficoltà economica di una lavoratrice madre di tre figli avrebbero potuto comportare un adeguamento almeno per il rimborso delle spese.

Inoltre, se è vero che gli accordi sullo stipendio erano quelli, forse non era altrettanto chiaro fin dall’inizio che tra le mansioni richieste a una collaboratrice parlamentare potessero esservi anche la prenotazione di parrucchieri e il ritiro abiti in lavanderia.

Le donne che accusano Laura Boldrini di averle maltrattate e mal pagate

Ieri è arrivato il racconto di Lilia, collaboratrice domestica di nazionalità moldava, che si è dovuta rivolgere a un patronato della Capitale. La sua datrice di lavoro per otto anni, a dieci mesi dalla chiusura del contratto, non le ha pagato la liquidazione. L’articolo riporta le parole di Lilia: “Io non voglio pubblicità, ma confermo che a maggio dello scorso anno ho dovuto dare le dimissioni. La signora, dopo tanti anni in cui avevo lavorato dal lunedì al venerdì, mi chiedeva di lavorare meno ore, ma anche il sabato. Siamo rimaste che faceva i calcoli e mi pagava quello che mi doveva, non l’ho più sentita. Io sono andata al patronato, ho fatto fare da loro i calcoli. La sua commercialista mi ha detto che mi contattava e invece è sparita. Alla fine, tramite l’avvocato messo a disposizione dal patronato, ora siamo in contatto, mi faranno sapere. Mi dispiace perché non sono tanti soldi, circa 3.000 euro, forse è rimasta male che non abbia accettato di andare il sabato”.

Nell’articolo si raccontava anche la storia di Roberta, ex collaboratrice parlamentare che da Lodi andava a lavorare a Roma. “Guadagnavo 1.200/1.300 euro al mese, da questo stipendio dovevo
togliere costi di alloggio e dei treni da Lodi”, dice. E aggiunge: “Praticamente facevo anche il suo assistente personale, che è un altro lavoro e non dovuto. Dovevo comprarle trucchi o
pantaloni”. A maggio ha chiesto di rimanere in smart working anche dopo il lockdown. Boldrini, secondo Roberta, le ha detto di no. E allora lei ha dato le dimissioni.

Anche un’altra persona conferma: “Tutti i giorni scrive post sui bonus baby-sitter o sui migranti in mare, poi però c’erano situazioni non belle in ufficio. O capricci assurdi. Se l’hotel che le veniva prenotato da noi era che so, rumoroso, in piena notte magari chiamava urlando. Poi magari non ti parlava per due giorni. Io credo che ritenga un privilegio lavorare con lei, questo è il problema. Chiarisco però che alcuni dipendenti li tratta bene, specie chi la adula o chi si occupa della comunicazione, perché quello è il ramo che le interessa di più”.