Dalle proteste di sindaci e governatori, alle critiche del mondo sanitario e, ora, pure quelle degli ambientalisti. Sembra proprio che l’autonomia differenziata del ministro Roberto Calderoli stia suscitando più perplessità che giudizi favorevoli. L’ultima presa di posizione è arrivata dal Wwf durante l’audizione di oggi in Commissione Affari Costituzionali della Camera sulla proposta di legge del Governo sul regionalismo differenziato.
“Il Wwf ritiene che le misure contenute nella proposta di normativa sull’autonomia differenziata approdata alla Camera, non solo non garantiranno una maggiore tutela, ma addirittura renderanno ancor più disomogenea quella vigente con conseguenti possibili rischi e danni ambientali”. Questo quanto sostenuto in Aula da Gaetano Benedetto, Presidente del Centro Studi del WWF Italia, e da Ilaria Scarpetta, dell’Ufficio Relazioni istituzionali del Wwf Italia.
Il Wwf in commissione sull’autonomia differenziata
Nel corso dell’audizione gli ambientalisti, nell’evidenziare come l’interpretazione applicativa che si sta dando all’art. 116 della Costituzione è ben oltre il pensiero del legislatore che lo ha approvato nel 2001, hanno ribadito “la propria contrarietà sia all’impostazione generale del nuovo impianto normativo sia alla modalità con cui è stato trattato il tema della tutela dell’ambiente e dell’ecosistema”.
Tema che, secondo loro, “si sarebbe dovuto affrontare con una procedura distinta da tutte le altre materie previste nelle intese con le Regioni perché oggi, dopo la riforma dell’art. 9 della Costituzione nel 2022, la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi è ricompresa tra i principi generali costituzionali che sono stati modificati per la prima volta proprio per garantire la protezione, anche per le future generazioni, dell’ambiente e della natura”.
Il problema dei Lep nella riforma dell’autonomia differenziata
Il Wwf ha poi evidenziato anche altri aspetti di carattere tecnico “sull’effettiva possibilità di definire efficacemente per la materia ambientale Livelli Essenziali di Prestazioni (LEP) uguali per tutte le Regioni. Il rischio che il grado di protezione sia differente da regione a regione sarà reale! La natura, peraltro, non conosce i confini amministrativi regionali e gli habitat che travalicano i confini (si pensi alle foreste o ai fiumi) devono essere gestiti in modo omogeneo e coerente”.
A tal fine, la proposta del Governo prevede la definizione di Lep che “al momento sono solo titoli incompleti non parametrati e impossibili da applicare soprattutto per quanto riguarda la tutela della biodiversità. Se vi è un settore in cui l’azione amministrativa non può essere frammentata è proprio quello ambientale. Gli ecosistemi sono sistemi aperti non gestibili come isole rispetto al resto del contesto territoriale”.
I Lep “che il Governo ipotizza appaiono inadeguati sia rispetto alla resilienza che deve essere garantita sul nostro territorio anche in risposta alle esigenze di adattamento al cambiamento climatico, sia rispetto alle indicazioni della Corte costituzionale che ha più volte ricordato come i livelli di tutela non debbano essere minimi, ma debbano essere adeguati e non riducibili” spiega il Wwf.
Le altre criticità della riforma
La tutela della biodiversità, secondo quanto sostenuto in commissione dagli ambientalisti, deve essere “finalizzata anche al mantenimento dei servizi ecosistemi che questa garantisce: la qualità dell’aria, del suolo o delle falde idriche è essenziale per la vita umana e spesso incide anche su popolazioni esterne al contesto regionale in cui è localizzata”.
“La conservazione degli ecosistemi dev’essere garantita, anche nell’interesse delle generazioni future, attraverso parametri che ad oggi non sono stati codificati e che non hanno visto neppure il pieno coinvolgimento della comunità scientifica” aggiunge il Wwf che poi ha eccepito anche una serie di problematicità rispetto alla questione energetica, dal momento che la strategia per la decarbonizzazione non può che essere unitaria e nazionale.
Tutti i problemi che, conclude il Wwf, “emergono chiaramente anche dai lavori della Commissione, nominata dal Governo e presieduta dal Prof. Sabino Cassese, per definire i Lep sulle varie materie che possono essere oggetto delle intese tra Stato e Regioni”.
Tutte ragioni per le quali gli ambientalisti hanno ribadito in commissione “che è necessario un ripensamento complessivo su come trattare all’interno di questa riforma il tema della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi perché vi è l’esigenza di arrivare, nei tempi giusti, alla definizione di livelli adeguati e ottimali di tutela, esattamente come richiesto dalla Corte costituzionale in tante sue pronunce”.