Le banche non digeriscono di dover versare un assegno di 10 miliardi in tre anni come impone loro la Manovra. Tanto che il presidente dell’Abi Antonio Patuelli ha chiesto “maggior rispetto” per le banche, le quali “devono fare il loro lavoro con un totale clima di serenità”.
Patuelli avvisa che il comparto non “è un corno della fortuna” che distribuisce abbondanza e utili visto che oltretutto all’orizzonte c’è un calo dei margini e delle commissioni. Nel suo videocollegamento al Salone del Leasing, il banchiere sottolinea che della legge di bilancio “parlerà solo quando sarà stampata dal ramo del Parlamento che la esaminerà, cioè il Senato”.
Rimane la stangata sulle banche
La serie di incontri avuti col governo non ha impedito il varo di misure le quali, come ha detto il ministro Giancarlo Giorgetti sono “in parte concordate e in parte non” con il comparto. Se infatti sono state cambiate leggermente le norme sui limiti alla deducibilità degli interessi passivi e sulle svalutazioni per le perdite sui crediti, l’impianto generale è rimasto invariato nella sostanza.
È così previsto un gettito di 4,11 miliardi nel 2026 (a patto che le banche svincolino le riserve di capitale accumulate a riserva gli scorsi anni per un gettito di 1,65 miliardi di euro), un importo quasi identico nel 2027 che scende poi a 1,8 miliardi.
Mentre dall’aumento dell’Irap per il prossimo anno si attende circa un miliardo di euro e 3,4 invece fino al 2030.
Nubi all’orizzonte
Certo gli istituti di credito godono di ottima salute ma Patuelli avvisa che le cose possono cambiare e richiama quindi il clima della crisi finanziaria di dieci anni fa quando si vedevano “solo le negatività” delle banche mentre ora si esagera nel senso opposto. “Non c’è un corno della fortuna che scarica sulle banche le utilità e scansi i rischi”, ha sottolineato. A far paura ci sono anche i dazi.