Neanche il tempo di rassicurare sull’unità d’intenti nel governo sul golden power per l’ops di Unicredit su Banco Bpm, che Giancarlo Giorgetti viene smentito da Antonio Tajani. Pronto a chiedere una revisione dell’esercizio dei poteri speciali. La confusione regna sovrana sul risiko bancario e sull’interventismo del governo. Prima di entrare al Senato, Giorgetti si è fermato a rispondere ai cronisti assicurando che, sul golden power, “fin dal primo giorno c’è coordinamento tra Palazzo Chigi e il Mef, tra Giorgetti e Meloni”.
In effetti il ministro dell’Economia cita la presidente del Consiglio e non il leader di Forza Italia, con cui forse il coordinamento è minore, viene da pensare. E se non ci fosse questo coordinamento, ha garantito Giorgetti, ci sarebbero le sue dimissioni. Il ministro ha spiegato che è stata avviata la procedura di monitoraggio sull’ops, nella quale “UniCredit e Banco Bpm hanno fatto le loro osservazioni”. “Gli daremo le risposte che dovremmo dare, in assoluto coordinamento tra Mef e Palazzo Chigi”, ha ribadito. Ma non con Forza Italia evidentemente, che sembra invece voler riaprire il dossier.
Il golden power spacca le destre
La posizione del Mef è netta: nessuna modifica. Ma a Chigi qualche timore in più, soprattutto su un possibile richiamo dell’Ue, c’è. E la discussione potrebbe riaprirsi. Anche su pressione di Tajani, che nel pomeriggio si è detto “assolutamente” favorevole a rivedere un aspetto del golden power, ovvero le prescrizioni sulla Russia. Per il vicepresidente del Consiglio è fondamentale che i nove mesi previsti per l’uscita da Mosca siano “effettivi”. La priorità, per il leader azzurro, sono le imprese italiane in Russia, a cui ha assicurato massimo sostegno. Insomma, se si tornasse in Cdm per decidere i tempi, Tajani sarebbe pronto a dar battaglia: “I tempi sono quelli, se no io non lo voto”.
Sirene greche
In attesa di sviluppi sul fronte Bpm (e Commerzbank), Unicredit punta pure sulla Grecia, stringendo nuovi accordi finanziari con le banche d’investimento internazionali che le garantiscono una partecipazione aggiuntiva del 9,7% nella capogruppo di Alpha Bank. Con cui Gae Aulenti ha avviato una partnership nel 2023 e di cui oggi detiene già il 9,6% di quote, a cui si aggiungerà questo nuovo pacchetto per portare l’istituto italiano intorno al 20%. Unicredit, inoltre, ha comunicato che presenterà tutta la documentazione per superare la soglia del 10% e arrivare fino al 29,9% del capitale della banca greca. Una mossa spiegata dall’ad Andrea Orcel sostenendo che c’è “piena fiducia nella leadership di Alpha, nella loro strategia e nelle prospettive di crescita della Grecia”. Nel risiko bancario, quindi, si apre un nuovo fronte.