Le Lettere

Le colpe di Schlein, Letta e Renzi

È vero che il Pd ha avuto un tracollo alle elezioni comunali, ma secondo me si attribuiscono troppe colpe alla Schlein.
Emma Moretti
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Gentile lettrice, scrivevo giorni fa che troppi si aspettavano troppo da una giovane signora che è alla guida del partito da appena due mesi. Però aggiungevo che la Schlein ci ha messo del suo: non ha formulato alcun programma sociale (anche perché bloccata dai veti di notabili e correnti) e ha trasmesso un’immagine da radical chic milionaria e fricchettona, a partire dalla sua prima intervista, concessa nientemeno che a Vogue, una rivista di moda al caviale che mal si coniuga con un partito erede di Gramsci e del cattolicesimo sociale di Moro. Ciò chiarito, penso che lei non abbia torto. La tara del Pd viene da lontano. Si è manifestata all’inizio con Renzi, che fece ciò che Tony Blair aveva fatto in Inghilterra, cioè scalare un partito di sinistra e trasformarlo nel principale seguace del neoliberismo thatcheriano e reaganiano, con ciò che consegue. In Italia si veda il Jobs Act; in Uk tra le altre cose la riforma blairiana della scuola, funzionale alle esigenze del capitalismo. Ma dopo Renzi, per rimanere al Pd, è venuto Letta, il vero responsabile delle attuali macerie. Con la guerra in Ucraina Letta ha reso palese il ruolo di partito “atto a ostacolare la sinistra, utile ai nostri fini” (cito a memoria), come scriveva un ambasciatore americano in un rapporto pubblicato da Wikileaks. Umiliante obbedienza agli Usa, Nato-servilismo, armi all’Ucraina, totale mancanza di senso della sovranità: così il Pd è diventato uguale a FdI. E non per colpa della Schlein.

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