di Gaetano Pedullà
Il governo ha vinto, Pd e Pdl sono morti. Per quello che hanno prodotto fino a oggi non è un peccato, ma visto ciò che nasce dalle loro macerie non è improbabile che presto li rimpiangeremo. Partiamo dal Pdl, la cui deflagrazione è apparsa plastica ieri pomeriggio con l’annuncio di Giovanardi. Con decine di parlamentari pronti a dare la fiducia a Letta, il regicidio era compiuto. La Borsa che vuole stabilità (per garantirsi affari e certezza nel pagamento del nostro spaventoso debito pubblico) ha apprezzato con un rialzo da boom economico. Una beffa visto l’ultimo dato sulla disoccupazione, arrivata per i giovani a un nuovo record storico. Consumato nella notte tutto lo psicodramma del Centrodestra, con la conta dei fedeli al capo e dei traditori – o se preferite, degli estremisti e dei responsabili – la frammentazione di quell’area politica ha preso una china ormai irreversibile. Nell’altra metà del cielo, Letta ha fatto un lungo pranzo con Renzi. Allontanata ogni speranza di elezioni, a questo punto i due hanno diviso fraternamente il companatico: Palazzo Chigi a uno, la segreteria del partito all’altro. Buon appetito e da adesso basta con i reciprochi trabocchetti.
Anche oggi, così, avremo un governo in carica. Chiaramente potrà fare pochissimo, forse ancor meno di quanto ha fatto fin adesso. In Parlamento dovrà vedersela con l’opposizione furibonda dei berluscones, dei Cinque stelle e della Lega. Il clima sarà tesissimo e perciò prepariamoci a vedere molte tasse e poche riforme. Con un’aggravante: dopo aver tradito il mandato elettorale alleandosi tra loro, Pd e Pdl hanno calpestato ancora i loro elettori. O Alfano (che non elegge un consigliere comunale a Palermo), Lupi (lo stesso cresciuto all’ombra di Formigoni?) e Giovanardi (…va beh, lasciamo perdere!) pensano che qualcuno li avrebbe mai votati senza l’ombrello di Berlusconi? E nel Pd, davvero la base – non la nomenklatura – preferisce un governo con le stampelle a una vittoria chiara (e ieri ancora possibile) con Renzi, sotto la propria bandiera? Ecco, è questo lo schiaffo dato da tutti e due i partiti agli elettori, che al prossimo giro – vedrete! – ringrazieranno. Elettori verso cui il Presidente della Repubblica ha mostrato un totale disinteresse a vantaggio dei mercati, della stabilità chiesta dall’Europa e della conservazione di uno status quo che può andar bene a un Paese vecchio e comandato da vecchi, ma che è avaro con i giovani, con chi ha davanti a se un futuro, nonostante tutti sappiano che proprio questi giovani dovranno pagare il prezzo più alto (in termini di debito accumulato a loro insaputa) a una politica bassa, fatta di tradimenti e giochi di palazzo. Sotto questa stella oggi nasce il governo Napolitano-Letta bis. Contenti loro…